La giornata di sabato 8 agosto a Locarno si è svolta indubbiamente sotto il segno di
Impegnato come tutti a sopportare le torride temperature locarnesi, vicine ai quaranta gradi, Zulawski, accompagnato dalla splendente Sabine Azéma, dal produttore Paulo Branco e dagli altri attori del film, ha partecipato dapprima alla conferenza stampa riservata ai giornalisti, poi alla proiezione ufficiale per il pubblico con un rapido saluto, infine a un lungo e interessante incontro aperto a tutti.
Noi eravamo presenti nei tre diversi momenti, e abbiamo avuto modo di ascoltare le parole di uno Zulawski a tratti pensieroso a tratti loquace, pronto innanzitutto a esprimere con forza il desiderio di tornare alle origini del cinema, a un modo di girare che possa recuperare la semplicità di un tempo e allontanarsi da tutti gli orpelli tecnici che contraddistinguono le produzioni contemporanee.
L'autore ha spiegato come abbia cercato di rispettare il lavoro di Gombrowicz e al contempo abbia tentato di reinventarlo senza comunque tradirne lo spirito, tanto da riproporre in modo assolutamente fedele alcuni dei dialoghi presenti nel testo. Tornato dietro la macchina da presa dopo 15 anni "durante i quali, da spettatore di cinema, mi sono annoiato moltissimo", il regista di Possession, acclamato a gran voce un paio d'ore prima dai suoi fans e accolto sul palco dell'Auditorium Fevi da un emozionatissimo Carlo Chatrian, ha raccontato come abbia voluto realizzare un film su Gombrowicz e non una riflessione personale sui concetti legati alla sua visione del mondo. A differenza del romanzo, che si svolge in Polonia negli anni trenta, ha inoltre voluto proporre una messinscena che potesse essere ambientata ovunque e in qualsiasi momento, senza limiti spazio-temporali. Incentivato dalle domande del pubblico, Zulawski ha sfidato gli spettatori (a chi gli chiedeva cosa rappresenti per lui la follia nei film, ha replicato "le risponderò soltanto se saprà darmi una esatta definizione di cos'è la follia") senza nascondere il fastidio nei riguardi di alcune sterili polemiche (a una ragazza che con tono vagamente scocciato gli domandava se lui faccia film per il pubblico o per se stesso, ha risposto "questa è una domanda veramente stupida").
La discussione ha coinvolto anche gli altri partecipanti, prima fra tutte una squisita Sabine Azéma, disponibile e sorridente, che ha spiegato come tutte le sere gli attori si riunissero tra loro, senza la presenza di Zulawski, per provare insieme le scene che avrebbero dovuto girare il giorno dopo, e come abbiano dovuto imparare alla perfezione il testo, per essere poi liberi di interpretarlo in modo personale.
Il produttore, Paulo Branco, ha invece spiegato che il film è stato girato in neanche 40 giorni, con meno risorse economiche di quanto avrebbe sperato, sottolineando che al momento Cosmos non gode di alcuna distribuzione. La speranza è che ovviamente le cose possano migliorare dopo il successo locarnese, affinché da più parti si possa usufruire di un'opera-limite destinata a lasciare il segno.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Festival Locarno
Qui pubblichiamo alcune foto da noi scattate durante la conferenza stampa.
Andrzej Zulawski , presente al festival per l'anteprima mondiale del suo attesissimo Cosmos, ritorno alla regia dopo quindici anni con un film tratto dal complesso romanzo di Witold Gombrowicz. Impegnato come tutti a sopportare le torride temperature locarnesi, vicine ai quaranta gradi, Zulawski, accompagnato dalla splendente Sabine Azéma, dal produttore Paulo Branco e dagli altri attori del film, ha partecipato dapprima alla conferenza stampa riservata ai giornalisti, poi alla proiezione ufficiale per il pubblico con un rapido saluto, infine a un lungo e interessante incontro aperto a tutti.
Noi eravamo presenti nei tre diversi momenti, e abbiamo avuto modo di ascoltare le parole di uno Zulawski a tratti pensieroso a tratti loquace, pronto innanzitutto a esprimere con forza il desiderio di tornare alle origini del cinema, a un modo di girare che possa recuperare la semplicità di un tempo e allontanarsi da tutti gli orpelli tecnici che contraddistinguono le produzioni contemporanee.
L'autore ha spiegato come abbia cercato di rispettare il lavoro di Gombrowicz e al contempo abbia tentato di reinventarlo senza comunque tradirne lo spirito, tanto da riproporre in modo assolutamente fedele alcuni dei dialoghi presenti nel testo. Tornato dietro la macchina da presa dopo 15 anni "durante i quali, da spettatore di cinema, mi sono annoiato moltissimo", il regista di Possession, acclamato a gran voce un paio d'ore prima dai suoi fans e accolto sul palco dell'Auditorium Fevi da un emozionatissimo Carlo Chatrian, ha raccontato come abbia voluto realizzare un film su Gombrowicz e non una riflessione personale sui concetti legati alla sua visione del mondo. A differenza del romanzo, che si svolge in Polonia negli anni trenta, ha inoltre voluto proporre una messinscena che potesse essere ambientata ovunque e in qualsiasi momento, senza limiti spazio-temporali. Incentivato dalle domande del pubblico, Zulawski ha sfidato gli spettatori (a chi gli chiedeva cosa rappresenti per lui la follia nei film, ha replicato "le risponderò soltanto se saprà darmi una esatta definizione di cos'è la follia") senza nascondere il fastidio nei riguardi di alcune sterili polemiche (a una ragazza che con tono vagamente scocciato gli domandava se lui faccia film per il pubblico o per se stesso, ha risposto "questa è una domanda veramente stupida").
La discussione ha coinvolto anche gli altri partecipanti, prima fra tutte una squisita Sabine Azéma, disponibile e sorridente, che ha spiegato come tutte le sere gli attori si riunissero tra loro, senza la presenza di Zulawski, per provare insieme le scene che avrebbero dovuto girare il giorno dopo, e come abbiano dovuto imparare alla perfezione il testo, per essere poi liberi di interpretarlo in modo personale.
Il produttore, Paulo Branco, ha invece spiegato che il film è stato girato in neanche 40 giorni, con meno risorse economiche di quanto avrebbe sperato, sottolineando che al momento Cosmos non gode di alcuna distribuzione. La speranza è che ovviamente le cose possano migliorare dopo il successo locarnese, affinché da più parti si possa usufruire di un'opera-limite destinata a lasciare il segno.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Festival Locarno
Qui pubblichiamo alcune foto da noi scattate durante la conferenza stampa.
Qui invece proponiamo un video girato da noi con la parte iniziale dell'incontro con il pubblico, durante il quale nasce un siparietto in cui Zulawski, prima di cominciare a parlare, chiede una birra gelata per dissetarsi e combattere la calura.
Infine ecco due brevi estratti video in cui Sabine Azéma spiega come gli attori si siano dovuti preparare a fondo imparando a memoria ampie parti del testo di Gombrowicz, e come ogni attore si debba sempre reinventare, giorno dopo giorno.