Kurosawa incontra Cronenberg che incontra Lynch che incontra Nolan che incontra Cronenberg. Chiaro no?
Presentato in concorso a Locarno, proiettato per la prima volta fuori dai confini nazionali, Real vede il ritorno al cinema di Kiyoshi Kurosawa, a ormai cinque anni di distanza dal magnifico Tokyo Sonata. Per la sua nuova fatica il maestro nipponico mette in scena una grande storia d'amore, racchiusa tra i tremori del senso di colpa, il dolore del distacco e il possibile ricongiungimento grazie a una realtà virtuale che sa anche farsi concreta.
Koichi e Atsumi si conoscono da quando erano bambini, stanno insieme, sono felici, promettono di non lasciarsi mai. Lei è un'apprezzata disegnatrice di manga. All'improvviso, colta da una forte crisi d'ispirazione che non le permette più di portare avanti le sue creazioni, Atsumi tenta il suicidio. Un anno dopo è ancora in coma. Accogliendo la proposta dei medici, Koichi tenta di comunicare con lei attraverso il sensing, una sperimentale tecnica neurologica con la quale penetrare nell'inconscio della paziente per simulare un contatto. La prova ha esito positivo, e i due possono riabbracciarsi, in una sorta di realtà parallela dalla quale emergeranno però ricordi dolorosi e segreti nascosti dalla polvere del tempo.
“Una delle cose che più mi interessava era raccontare come l'amore possa dare infinita forza alle persone”, ha spiegato un affabile, gentilissimo e sorridente Kurosawa durante la conferenza stampa locarnese. Real è infatti, soprattutto, un inno alla fondamentale importanza dell'unione fisica e mentale, attraverso cui è possibile perfino abbattere le barriere della mente, per tenersi la mano in un universo parallelo in cui i concetti di realtà e finzione scivolano oltre ogni via razionale. L'infanzia perduta accoglie in sé violazioni e rimpianti da estirpare per poter finalmente trovare la pace, mentre il coma, strumento di oscillazione tra la vita e la morte, permette di toccare entrambi i mondi, per sconfiggere i fantasmi del non-detto e accantonare le calcificazioni del cuore. Soltanto in questo modo, affrontando una volta per tutte i demoni della coscienza, il presente silenzioso può riaprire gli occhi verso un sentiero aperto al futuro.
Real si pone come una delle opere più complesse dell'autore di capolavori come Cure, Kairo e Bright Future; Kurosawa abbraccia la realtà virtuale di Existenz (film che ha ammesso di conoscere e amare), accosta qui e là l'orrore visionario di Inland Empire, sfiora le architravi linguistiche di Inception e al contempo cerca una complessa strada personale per dispiegare una storia al confine tra science fiction e melò. Il risultato è un esperimento ostico, non del tutto riuscito, con azzardi forse eccessivi (la “mostruosa” apparizione finale) e ridondanze sparse (i dialoghi in cui Koichi riassume alla dottoressa gli eventi accaduti durante i contatti sensoriali con Atsumi). Ciò nonostante i momenti di classe non mancano (le immersioni dei due protagonisti nelle fitte nebbie dell'incertezza), gli abbondanti effetti speciali risultano soddisfacenti, e il tocco di Kurosawa si avverte nella dimensione umanistica con cui cerca di scavare nelle pieghe delle motivazioni che spingono i suoi protagonisti a compiere le svolte decisive per la narrazione.
Così, tra zombi innocui ma non del tutto, creature preistoriche che metaforizzano le colpe da espiare, radicali mutazioni di prospettiva, cadaveri disegnati che escono dalle pagine facendosi carne e sangue e innovazioni tecnologiche di stampo vagamente futuristico, Real cerca e trova un sentiero aperto verso la speranza.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Locarno
Scheda tecnica
Regia: Kiyoshi Kurosawa
Attori: Takeru Satoh, Haruka Ayase
Fotografia: Akiko Ashizawa
Musiche: Kei Haneoka
Sceneggiatura: Hiromi Kurosawa, Sachiko Tanaka (dal romanzo A Perfect Day for Plesiosaur di Rokuro Inui)
Anno: 2013
Durata: 127'
Presentato in concorso a Locarno, proiettato per la prima volta fuori dai confini nazionali, Real vede il ritorno al cinema di Kiyoshi Kurosawa, a ormai cinque anni di distanza dal magnifico Tokyo Sonata. Per la sua nuova fatica il maestro nipponico mette in scena una grande storia d'amore, racchiusa tra i tremori del senso di colpa, il dolore del distacco e il possibile ricongiungimento grazie a una realtà virtuale che sa anche farsi concreta.
Koichi e Atsumi si conoscono da quando erano bambini, stanno insieme, sono felici, promettono di non lasciarsi mai. Lei è un'apprezzata disegnatrice di manga. All'improvviso, colta da una forte crisi d'ispirazione che non le permette più di portare avanti le sue creazioni, Atsumi tenta il suicidio. Un anno dopo è ancora in coma. Accogliendo la proposta dei medici, Koichi tenta di comunicare con lei attraverso il sensing, una sperimentale tecnica neurologica con la quale penetrare nell'inconscio della paziente per simulare un contatto. La prova ha esito positivo, e i due possono riabbracciarsi, in una sorta di realtà parallela dalla quale emergeranno però ricordi dolorosi e segreti nascosti dalla polvere del tempo.
“Una delle cose che più mi interessava era raccontare come l'amore possa dare infinita forza alle persone”, ha spiegato un affabile, gentilissimo e sorridente Kurosawa durante la conferenza stampa locarnese. Real è infatti, soprattutto, un inno alla fondamentale importanza dell'unione fisica e mentale, attraverso cui è possibile perfino abbattere le barriere della mente, per tenersi la mano in un universo parallelo in cui i concetti di realtà e finzione scivolano oltre ogni via razionale. L'infanzia perduta accoglie in sé violazioni e rimpianti da estirpare per poter finalmente trovare la pace, mentre il coma, strumento di oscillazione tra la vita e la morte, permette di toccare entrambi i mondi, per sconfiggere i fantasmi del non-detto e accantonare le calcificazioni del cuore. Soltanto in questo modo, affrontando una volta per tutte i demoni della coscienza, il presente silenzioso può riaprire gli occhi verso un sentiero aperto al futuro.
Real si pone come una delle opere più complesse dell'autore di capolavori come Cure, Kairo e Bright Future; Kurosawa abbraccia la realtà virtuale di Existenz (film che ha ammesso di conoscere e amare), accosta qui e là l'orrore visionario di Inland Empire, sfiora le architravi linguistiche di Inception e al contempo cerca una complessa strada personale per dispiegare una storia al confine tra science fiction e melò. Il risultato è un esperimento ostico, non del tutto riuscito, con azzardi forse eccessivi (la “mostruosa” apparizione finale) e ridondanze sparse (i dialoghi in cui Koichi riassume alla dottoressa gli eventi accaduti durante i contatti sensoriali con Atsumi). Ciò nonostante i momenti di classe non mancano (le immersioni dei due protagonisti nelle fitte nebbie dell'incertezza), gli abbondanti effetti speciali risultano soddisfacenti, e il tocco di Kurosawa si avverte nella dimensione umanistica con cui cerca di scavare nelle pieghe delle motivazioni che spingono i suoi protagonisti a compiere le svolte decisive per la narrazione.
Così, tra zombi innocui ma non del tutto, creature preistoriche che metaforizzano le colpe da espiare, radicali mutazioni di prospettiva, cadaveri disegnati che escono dalle pagine facendosi carne e sangue e innovazioni tecnologiche di stampo vagamente futuristico, Real cerca e trova un sentiero aperto verso la speranza.
Alessio Gradogna
Sezione di riferimento: Locarno
Scheda tecnica
Regia: Kiyoshi Kurosawa
Attori: Takeru Satoh, Haruka Ayase
Fotografia: Akiko Ashizawa
Musiche: Kei Haneoka
Sceneggiatura: Hiromi Kurosawa, Sachiko Tanaka (dal romanzo A Perfect Day for Plesiosaur di Rokuro Inui)
Anno: 2013
Durata: 127'