"Inizialmente pensavo di intitolare il film "A Perfect Day for Plesiosaur", come il romanzo da cui è tratto, ma mi sono subito reso conto che sarebbe stato un titolo un po' troppo complicato. Poi ho pensato di chiamarlo "Unreal", ma durante la lavorazione ho capito che nel mio film c'era molta più realtà di quanto avessi previsto: da qui la decisione definitiva di intitolarlo Real".
Così un affabile e cordialissimo Kiyoshi Kurosawa ha parlato del suo nuovo film, presentato in concorso a Locarno, davanti al pubblico e alla stampa. "Nei miei lavori precedenti ho spesso analizzato il tema della famiglia, mettendo in scena coppie sposate; questa volta ho voluto ritornare al rapporto tra un uomo e una donna, una coppia giovane che ancora sta scoprendo la vita".
A chi chiede se ci siano nel film punti di contatto con il suo capolavoro Kairo, Kurosawa risponde: "sicuramente ci sono dei lati in comune, ad esempio il rapporto a due in cui è soprattutto la donna a dare forza all'uomo, e non viceversa".
C'è poi una domanda riguardante le evidenti attinenze del suo film con l'Existenz di David Cronenberg, considerazione a cui il maestro giapponese non si sottrae, dimostrando la consueta gentilezza e umiltà: "ho visto e amato molto quel film, per cui non nego che possa avermi influenzato. Adoro il cinema di Cronenberg, il suo modo di mescolare tensione, suspence, orrore, unendo tanti generi diversi, come se ogni volta nelle sue pellicole si ripercorresse l'intera storia del cinema. Il suo cinema mi influenza da sempre. Vorrei tanto riuscire a girare un film come Cronenberg".
Kurosawa tocca poi diversi temi legati al film; sentirlo parlare è un piacere: "una delle cose che più mi interessava era analizzare come l'amore possa dare una forza dirompente, infinita. Mostrare una persona in coma mi attira molto, anche se è un momento non facile da filmare, perché lì si è nel confine tra la vita e la morte; è un tema che penso di utilizzare ancora nei miei prossimi lavori. Non credo che il mio sia un cinema filosofico, perlomeno non consciamente, anche se è una definizione che mi piace: io comunque cerco soltanto di mostrare la mia visione del mondo".
Alla curiosità riguardante la possibilità prima o poi di girare un film fuori dal Giappone, Kurosawa ammette: "ho girato praticamente tutti i miei film a Tokyo, ora mi piacerebbe molto provare a fare un film all'estero, con attori stranieri. Negli ultimi anni ho provato già a intraprendere un paio di progetti in tal senso, ma alla fine non ho potuto realizzarli. L'ostacolo comunque è la lingua, perché non conosco abbastanza bene le lingue straniere, e questo potrebbe rendere troppo difficoltosa la lavorazione".
Infine l'autore che da sempre amiamo mostra anche un piacevole senso dell'umorismo, quando dichiara: "non ero mai stato a Locarno. Ora sono qui, con questo pass leopardato al collo, e questo colore giallo-nero mi piace tantissimo. Purtroppo in Real non ci sono leopardi, ma penso proprio che ne inserirò uno nel mio prossimo lavoro". Non vediamo l'ora.
Alessio Gradogna
Articoli correlati: Recensione Real
Sezione di riferimento: Locarno
Così un affabile e cordialissimo Kiyoshi Kurosawa ha parlato del suo nuovo film, presentato in concorso a Locarno, davanti al pubblico e alla stampa. "Nei miei lavori precedenti ho spesso analizzato il tema della famiglia, mettendo in scena coppie sposate; questa volta ho voluto ritornare al rapporto tra un uomo e una donna, una coppia giovane che ancora sta scoprendo la vita".
A chi chiede se ci siano nel film punti di contatto con il suo capolavoro Kairo, Kurosawa risponde: "sicuramente ci sono dei lati in comune, ad esempio il rapporto a due in cui è soprattutto la donna a dare forza all'uomo, e non viceversa".
C'è poi una domanda riguardante le evidenti attinenze del suo film con l'Existenz di David Cronenberg, considerazione a cui il maestro giapponese non si sottrae, dimostrando la consueta gentilezza e umiltà: "ho visto e amato molto quel film, per cui non nego che possa avermi influenzato. Adoro il cinema di Cronenberg, il suo modo di mescolare tensione, suspence, orrore, unendo tanti generi diversi, come se ogni volta nelle sue pellicole si ripercorresse l'intera storia del cinema. Il suo cinema mi influenza da sempre. Vorrei tanto riuscire a girare un film come Cronenberg".
Kurosawa tocca poi diversi temi legati al film; sentirlo parlare è un piacere: "una delle cose che più mi interessava era analizzare come l'amore possa dare una forza dirompente, infinita. Mostrare una persona in coma mi attira molto, anche se è un momento non facile da filmare, perché lì si è nel confine tra la vita e la morte; è un tema che penso di utilizzare ancora nei miei prossimi lavori. Non credo che il mio sia un cinema filosofico, perlomeno non consciamente, anche se è una definizione che mi piace: io comunque cerco soltanto di mostrare la mia visione del mondo".
Alla curiosità riguardante la possibilità prima o poi di girare un film fuori dal Giappone, Kurosawa ammette: "ho girato praticamente tutti i miei film a Tokyo, ora mi piacerebbe molto provare a fare un film all'estero, con attori stranieri. Negli ultimi anni ho provato già a intraprendere un paio di progetti in tal senso, ma alla fine non ho potuto realizzarli. L'ostacolo comunque è la lingua, perché non conosco abbastanza bene le lingue straniere, e questo potrebbe rendere troppo difficoltosa la lavorazione".
Infine l'autore che da sempre amiamo mostra anche un piacevole senso dell'umorismo, quando dichiara: "non ero mai stato a Locarno. Ora sono qui, con questo pass leopardato al collo, e questo colore giallo-nero mi piace tantissimo. Purtroppo in Real non ci sono leopardi, ma penso proprio che ne inserirò uno nel mio prossimo lavoro". Non vediamo l'ora.
Alessio Gradogna
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