Da poco stabilitasi a vivere all'interno di una Buenos Aires caotica e multiculturale, dopo aver raggiunto la famiglia che vi gestisce una lavanderia-tintoria da qualche anno, la diciassettenne Xaobin (Zhang Xiaobin) si immerge in un altro mondo, visivamente ma soprattutto linguisticamente sconosciuto. Questa è la maggior difficoltà pratica che incontra nel suo nuovo vivere. Dall'ordinare al ristorante, al parlare con Vijai (Saroj Kumar Malik), ragazzo indiano socialmente già meglio inserito che inizia a frequentare, al doversi integrare nel lavoro all'interno di un supermercato senza conoscere minimamente i termini che indicano la merce che deve vendere, tutto diventa un ostacolo, un muro da scavalcare.
Xiaobin decide di pagarsi un corso per imparare lo spagnolo, di nascosto dai genitori, perché la loro mentalità non prevede interferenze “inutili” con altre culture, né frequentazioni con persone di etnia diversa dalla loro. Il punto di vista della narrazione, secondo un meccanismo consapevolmente pianificato e soppesato per ogni singola inquadratura, ci porta di volta in volta da un contesto ambientale a un altro, seguendo i passi della ragazza, che scoprendo la città trova anche nuove possibilità, e allarga la sua visuale mentale mano a mano che riesce a comprendere maggiormente la lingua.
Presentato a Locarno nella sezione Cineasti del Presente, e premiato come migliore opera prima, El futuro perfecto si è rivelato come una delle piacevoli sorprese riservate dal festival. Un lavoro fresco, originale, ma al contempo anche ironico e divertente, che trova la sua forza in una scelta stilistica di espressione della forma e dei contenuti coraggiosa e di non facile effettuazione. La regista e sceneggiatrice Nele Wohlatz infatti mette sul piatto una finzione filmica in cui una trama all'apparenza semplice è rielaborata e arricchita da sfaccettature che danno ampio spessore e profondità al tema trattato, attribuendogli però un tono di gradevole leggerezza.
Uno dei meriti del film della Wholatz è proprio trattare un tema dalle sfumature sociali e politiche potenzialmente pesanti, quello dell'immigrazione e delle relative difficoltà d'integrazione, con sorrisi e ironia, e in seconda lettura anche con occhio fiducioso, aperto e positivo verso il futuro, ponendo in antitesi l'atteggiamento mentale dei genitori e della comunità cinese con quello di Xiaobin, che sceglie di spezzare le tradizioni di chiusura e auto-isolamento tipiche della cultura a cui appartiene, per aprirsi invece a un mondo di infinite possibilità, quelle della vita.
È interessante notare come siano presenti più livelli e piani di prospettiva, incastrati perfettamente nella costruzione del lavoro: accanto a Xiaobin scorrono le vite delle migliaia di persone che abitano la città, a fare da sfondo; su un piano ravvicinato, ma comunque di contorno, esiste la comunità cinese, chiusa e impermeabile alle influenze esterne, di cui lei stessa e i genitori fanno parte; poi c'è il punto di vista centrale della protagonista, che a tratti trasla rapidamente (con una semplicità disarmante ma più complessa rispetto a ciò che risulta alla percezione) dalla realtà concreta a una, anzi più, realtà virtuali, catapultando lo spettatore in possibili finali e circostanze che nascono dall'immaginazione della stessa Xiaobin, intervistata dalla sua insegnante di lingue durante il corso di spagnolo.
Attraverso un gioco che è come un caleidoscopio di colori e situazioni variegate, vediamo così la ragazza raggiungere la consapevolezza che è lei stessa a scegliere la sua vita, imparando la nuova lingua e catturando quella realtà che diventerà il suo futuro.
Amanda Crevola
Sezione di riferimento: Locarno 69
Scheda Tecnica
Titolo originale: El futuro perfecto
Regista: Nele Wohlatz
Attori: Zhang Xiaobin, Saroj Kumar Malik, Jiang Mian, Wang Dong Xi, Nahuel Pérez Biscayart
Fotografia: Roman Kasseroller, Agustina San Martin
Montaggio: Ana Godoy
Anno: 2016
Durata: 65'
Xiaobin decide di pagarsi un corso per imparare lo spagnolo, di nascosto dai genitori, perché la loro mentalità non prevede interferenze “inutili” con altre culture, né frequentazioni con persone di etnia diversa dalla loro. Il punto di vista della narrazione, secondo un meccanismo consapevolmente pianificato e soppesato per ogni singola inquadratura, ci porta di volta in volta da un contesto ambientale a un altro, seguendo i passi della ragazza, che scoprendo la città trova anche nuove possibilità, e allarga la sua visuale mentale mano a mano che riesce a comprendere maggiormente la lingua.
Presentato a Locarno nella sezione Cineasti del Presente, e premiato come migliore opera prima, El futuro perfecto si è rivelato come una delle piacevoli sorprese riservate dal festival. Un lavoro fresco, originale, ma al contempo anche ironico e divertente, che trova la sua forza in una scelta stilistica di espressione della forma e dei contenuti coraggiosa e di non facile effettuazione. La regista e sceneggiatrice Nele Wohlatz infatti mette sul piatto una finzione filmica in cui una trama all'apparenza semplice è rielaborata e arricchita da sfaccettature che danno ampio spessore e profondità al tema trattato, attribuendogli però un tono di gradevole leggerezza.
Uno dei meriti del film della Wholatz è proprio trattare un tema dalle sfumature sociali e politiche potenzialmente pesanti, quello dell'immigrazione e delle relative difficoltà d'integrazione, con sorrisi e ironia, e in seconda lettura anche con occhio fiducioso, aperto e positivo verso il futuro, ponendo in antitesi l'atteggiamento mentale dei genitori e della comunità cinese con quello di Xiaobin, che sceglie di spezzare le tradizioni di chiusura e auto-isolamento tipiche della cultura a cui appartiene, per aprirsi invece a un mondo di infinite possibilità, quelle della vita.
È interessante notare come siano presenti più livelli e piani di prospettiva, incastrati perfettamente nella costruzione del lavoro: accanto a Xiaobin scorrono le vite delle migliaia di persone che abitano la città, a fare da sfondo; su un piano ravvicinato, ma comunque di contorno, esiste la comunità cinese, chiusa e impermeabile alle influenze esterne, di cui lei stessa e i genitori fanno parte; poi c'è il punto di vista centrale della protagonista, che a tratti trasla rapidamente (con una semplicità disarmante ma più complessa rispetto a ciò che risulta alla percezione) dalla realtà concreta a una, anzi più, realtà virtuali, catapultando lo spettatore in possibili finali e circostanze che nascono dall'immaginazione della stessa Xiaobin, intervistata dalla sua insegnante di lingue durante il corso di spagnolo.
Attraverso un gioco che è come un caleidoscopio di colori e situazioni variegate, vediamo così la ragazza raggiungere la consapevolezza che è lei stessa a scegliere la sua vita, imparando la nuova lingua e catturando quella realtà che diventerà il suo futuro.
Amanda Crevola
Sezione di riferimento: Locarno 69
Scheda Tecnica
Titolo originale: El futuro perfecto
Regista: Nele Wohlatz
Attori: Zhang Xiaobin, Saroj Kumar Malik, Jiang Mian, Wang Dong Xi, Nahuel Pérez Biscayart
Fotografia: Roman Kasseroller, Agustina San Martin
Montaggio: Ana Godoy
Anno: 2016
Durata: 65'