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BLIND - Immaginare il reale

18/11/2014

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Conosciuto maggiormente come scrittore, grazie alla stesura delle sceneggiature di Reprise e Oslo, 31 agosto di Joachim Trier, Eskil Vogt rappresenta, assieme all’amico regista, il meglio della corrente scena scandinava. Allo stesso tempo rigoroso e rarefatto, il lavoro di Vogt riesce a perseguire un’idea di cinema introspettivo e fragile, di cui i “buchi testuali”, i silenzi e la mancanza di azione scenica sono segni distintivi. Blind – suo debutto registico – rappresenta un'evoluzione e una problematizzazione che cerca di investigare le oblique relazioni tra sguardo, conoscenza e fantasia.
L’opera di Vogt mette a nudo la nuova vita di Ingrid, ex insegnante che ha da poco perso la vista. La paura di uscire di casa e di relazionarsi con gli altri cresce, ma i suoi pensieri, immagini e suoni riempiono l’appartamento in cui è confinata, diviso con il marito Morten che si trova quotidianamente fuori casa per lavoro. Nonostante ciò, Ingrid sospetta che di tanto in tanto egli rimanga a casa, seduto sulla poltrona, a fissarla, studiarla. 
Einar ed Elin, altri personaggi che abitano l’ambigua realtà della protagonista, condividono, uno in un modo, una in un altro, certe difficoltà a relazionarsi con il prossimo e l’esterno: il primo è un assuefatto fruitore di pornografia che ama le donne con i capelli lunghi, ma è troppo timido per stringere una relazione reale e sincera; la seconda vive nel palazzo di fronte ad Einar e non ha nessuno a parte la figlioletta che, però, passa la maggior parte del tempo in compagnia del padre. Entrambi condividono una situazione di solitudine in cui Morten, marito di Ingrid, irromperà con risultati grotteschi – addirittura comici – e surrali, generando per lo spettatore un momento di comprensione.
L’opera filmica di Eskil Vogt, lontano dalla mano esperta di Joachim Trier, è personalissima e, nonostante lo scarso budget e una certa ambizione più che comprensibile per un debutto alla regia, si incentra su un possibile monologo interiore della meravigliosa e algida protagonista – interpretata da una perfetta Ellen Dorrit Petersen –, che ambisce alla messa in discussione del visibile inteso come reale. Ciò che vediamo è dunque reale? Ciò che lo spettatore osserva è altrettanto reale e portatore di conoscenza? Queste sono le domande che durante la visione vengono poste da Blind: grazie alla cecità della protagonista possiamo riflettere sulla consistenza delle immagini e sul loro valore.
«Dicono che la mia capacità di visualizzare scomparirà nel tempo, dopo che il nervo ottico si sarà atrofizzato. Voglio rallentare questo processo impegnandomi ogni giorno. Ho chiesto a mio marito se il centro commerciale è blu o bianco, […] ma non è importante ciò che è reale finché riesco a immaginarlo». Questa frase, che si chiude sulla ripresa in dettaglio dell’occhio di Ingrid, è la chiave di lettura con cui avvicinarsi al suo mondo, i suoi luoghi e i suoi personaggi. Questi ultimi diverranno lungo la durata del film chiari riflessi ed estensioni dell’immaginario e delle paure inconsce della protagonista.
Vogt gioca con la sua opera prima, mischia in continuazione le carte – sperimentando in maniera forse naif con il montaggio finale – ma realizza un film acuto e interessante, che mostra quanto ci fosse di suo nelle precedenti collaborazioni con l’amico e collega Trier e fa sperare più che in bene per il prossimo Louder Than Bombs, primo film “americano” in agenda per questa magnifica coppia.

Emanuel Carlo Micali

Sezione di riferimento: Eurocinema


Scheda tecnica

Titolo originale: Blind
Anno: 2014
Regia: Eskil Vogt
Sceneggiatura: Eskil Vogt
Fotografia: Thimios Bakatakis
Musica: Henk Hofstede
Durata: 96’
Attori principali: Ellen Dorrit Petersen, Vera Vitali, Henrik Rafaelsen, Marius Kolbenstvedt

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