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RAMS - L’Islanda e il suo grembo

15/3/2016

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Immagine
​Toccante, umano, malinconico come i paesaggi che lo invadono e terribilmente appagante. Rams, film islandese diretto da Grímur Hákonarson, è tutto questo, ma incluso e perimetrato nelle atmosfere della commedia nera. Applaudito alla scorsa edizione del festival di Cannes, vincitore della sezione Un Certain Regard presieduta da Isabella Rossellini, il lungometraggio di Hákonarson mostra un lato rurale e profondamente radicato nella cultura islandese del nord, perché nella terra dei ghiacci e dei vulcani l’allevamento è parte integrante della vita quotidiana, anche odierna, e il rapporto di fedeltà tra uomini e pecore è strettissimo. 
L’Islanda, e il suo territorio, è qui teatro per una storia antica quanto moderna che si focalizza sul tormentato rapporto tra due vicini di casa, fratelli, che non si parlano da ormai quarant’anni. Il motivo, lungo tutta la durata del film, non verrà mai chiarificato. Gummi e Kiddi vivono fianco a fianco allevando le loro pecore. Le loro greggi, che derivano dallo stesso ceppo originario, sono considerate di assoluto pregio e vengono così, di concorso in concorso, premiate con i voti più alti. 
La festa per Kiddi, il vincitore di turno, viene però immediatamente rovinata poiché pochi giorni dopo la gara le sue pecore vengono trovate positive ad un virus letale che è in grado di mettere in pericolo tutto il bestiame della vallata. La speranza di salvare i propri animali è ulteriormente messa in pericolo dalla decisione del governo di investigare sulla malattia e sulla possibile decisione di macellare tutti i capi presenti.
Hákonarson descrive un micro mondo a lui familiare, poiché entrambi i suoi genitori vengono dalla campagna islandese e lui stesso, fino all’età di diciassette anni, ha passato gran parte delle sue estati lavorando nelle fattorie. Nel nord dell’Islanda l’allevamento delle pecore è parte integrante del quotidiano e della sopravvivenza della popolazione e raggiunge aspetti quasi sacrali, tanta è la devozione. Il virus, la malattia, è in Rams il vero motore della vicenda, perché mette in pericolo la vita di tutti, e costringe Gummi e Kiddi, sul finale, a un riavvicinamento a lungo atteso, un contatto umano inevitabile.
Il piglio registico è estremamente espressionista nel modo in cui gli esterni, le montagne, la vallate e le condizioni meteorologiche avvolgono le piccole e semplici storie dei protagonisti e della loro comunità. Gli interni, invece, sono piccoli, confortevoli e stranamente caldi. Proprio in questi ambienti si consumano scene la cui comicità del tutto nordica risolleva il tono altrimenti silenzioso dell’intera opera filmica. 
Uno dei due fratelli, Gummi, temendo di passare tutto il rigido inverno in solitudine, decide di salvare un piccolo numero di pecore da nascondere in una improbabile taverna convertita in allevamento. La frequente visita dei veterinari è fonte di gag comiche mai esagerate e sempre accordate al tono pacato e gentile che Rams possiede. Purtroppo uno dei veterinari si accorge della presenza delle bestie in taverna e riesce a chiamare i soccorsi. Gummi è così costretto a ricorrere all’aiuto del fratello Kiddi che, nonostante gli anni di freddezza e distacco, per l’amore della propria terra e delle proprie tradizioni si dimostra immediatamente pronto all’azione e a una rocambolesca fuga.
Da qui in poi l’opera filmica di Hákonarson si stravolge e diventa una tragedia che ha luogo nel ventre della natura islandese. Gummi, Kiddi e il loro gregge cercano rifugio al di là delle colline, un luogo praticamente irraggiungibile a causa di una tormenta che imperversa su di loro e che ne rallenta il passo. I dialoghi cessano e lo spettatore è letteralmente avvolto dall’ululato del vento che si fa sempre più potente al calare della notte. Dopo poco i due fratelli perdono contatto con le pecore, unico motivo che li aveva portati sin là su, e si ritrovano perduti tra le nevi.
Trovato Gummi mezzo morto e assiderato, Kiddi decide – e qui Hákonarson realizza una sequenza magnifica – di scavare una fossa nella neve per rifugiarsi col fratello. Finalmente i due si ritrovano insieme, nel grembo della loro Islanda, un ritorno quasi uterino che suggella un film particolarissimo dal profondo impatto emotivo.
Rams ha la facoltà di catturare e imprimere sullo schermo la peculiare cultura rurale islandese in maniera intima e introspettiva, metaforizzando pericoli esterni – la veterinaria mandata dal governo per decidere la macellazione delle greggi di pecore è danese, e rappresenta in un certo qual modo l’apertura della nazione nordica all’influenza europea, delle sue culture e delle sue leggi – per mostrare una comunità e la sua inquietudine nei confronti del cambiamento.

Emanuel Carlo Micali

Sezione di riferimento: Eurocinema


Scheda tecnica

Titolo originale: Hrútar
Anno: 2015
Regia: Grímur Hákonarson
Sceneggiatura: Grímur Hákonarson
Fotografia: Sturla Brandth Grøvlen
Musica: Atli Örvarsson
Durata: 93’
Uscita italiana: 12 novembre 2015
Attori principali: Sigurður Sigurjónsson, Theodór Júlíusson

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