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LEBANON - L'atroce assurdità della guerra

1/9/2014

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6 giugno 1982, primo giorno di guerra in Libano. Quattro soldati a bordo di un carro armato perlustrano un villaggio bombardato dall'aviazione militare israeliana. Shmulik (Yoav Donat), Assi (Itay Tiran), Yigal (Michael Moshonov) e Hertzel (Oshri Cohen), giovani e inesperti, si aggirano sperduti in una wasteland che possono osservare soltanto attraverso il mirino del cingolato. Mandati allo sbaraglio dagli ufficiali (che, come in tutti i conflitti, non si trovano mai in prima linea), abbandonati a se stessi, perderanno il controllo della missione. Il carro armato diventerà la loro prigione, una trappola buia e asfissiante che rischierà di annientarli. 
Suggestiva la scena finale, che riprende l'inquadratura iniziale, dove la corsa verso la salvezza del tank si conclude in un rigoglioso campo di girasoli. La potente bellezza della natura, indifferente alla piccolezza degli uomini, regala un magnifico cielo azzurro al milite che emerge dal ventre del mezzo corazzato.
Opera prima dell'israeliano Samuel Maoz, Lebanon è un film autobiografico, ispirato alle vicende del regista, recluta appena ventenne nel 1982 in Libano. Maoz non si addentra in questioni e giudizi politici, ma analizza invece il dramma umano di chi è costretto a partecipare alle ostilità. I suoi soldati non amano combattere, non vogliono sterminare nessun nemico, ma il loro unico obiettivo pare piuttosto quello di “portare a casa la pelle”.
Film claustrofobico, di guerra ma contro la guerra, Lebanon è stato premiato con il Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2009. In quell'occasione Maoz ha dedicato il premio alle migliaia di persone in tutto il mondo che sono tornate sane e salve dal fronte, e ha aggiunto che il ricordo delle atrocità vissute trafiggerà per sempre l'anima di un reduce, anche se apparentemente godrà di buona salute, lavorerà, si sposerà e avrà dei figli.
Nonostante abbia regalato il primo Leone d'oro della storia a Israele, Lebanon ha suscitato delle perplessità in patria perché, come ha spiegato Maoz, non sono ben accette le opere che raccontano i crimini commessi dai militari e che mostrano sul grande schermo la debolezza del proprio Paese. 
Per motivi probabilmente opposti dal punto di vista ideologico e politico, Lebanon è stato rifiutato ai Festival di Berlino e di Cannes nel 2009 (e pure in Italia non sono mancate le critiche). Implacabile anche il verdetto dei Cahiers du Cinéma: “Le lacrime versate dai soldati israeliani, condannati a uccidere, mistificano la guerra, rappresentandola come naturale, inevitabile e in un certo qual modo la giustificano”.
Tuttavia, in un'intervista al The Observer, Maoz ha sottolineato che l'intento del suo lavoro era quello di aprire un dibattito e di coinvolgere le persone perché si confrontassero su temi importanti, cosa che non sarebbe potuta accadere in caso di boicottaggio nei confronti del film.
Piaccia o non piaccia, Lebanon riapre comunque l'eterna questione sull'opportunità di valutare l'opera d'arte per il suo valore intrinseco, oppure se sia eticamente impossibile scinderne il giudizio dagli aspetti ideologici, politici, religiosi e storici che spingono l'artista verso la realizzazione dell'opera stessa.

In onda su Rai Movie, giovedì 4 settembre, ore 02.50.

Serena Casagrande

Sezione di riferimento: Film in Tv


Scheda tecnica

Titolo originale: Lebanon
Anno: 2009
Regia: Samuel Maoz
Sceneggiatura: Samuel Maoz
Fotografia: Giora Bejach
Durata: 93'
Interpreti principali: Yoav Donat, Itay Tiran, Oshri Cohen, Michael Moshonov, Zohar Strauss

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