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TORINO 31 - Only Lovers Left Alive, di Jim Jarmusch

2/12/2013

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Immagine
Un disco in vinile gira sul piatto, ripreso dall’alto, alternato alle immagini dei due protagonisti, sdraiati nell’estasi del pasto ematico appena consumato: si apre così, con questa ripresa mesmerizzante e seduttiva, Only Lovers Left Alive, ultima e splendida opera del regista naturalizzato newyorkese Jim Jarmusch, anteprima italiana alla trentunesima edizione del Torino Film Festival e poi finalmente nelle sale a maggio.
Adam (Tom Hiddleston) ed Eve (Tilda Swinton) sono una coppia di vampiri, amanti da secoli, diametralmente opposti nell’aspetto e nel modo d’essere: lui è cupo, musicista e collezionista di magnifiche chitarre d’epoca, ancorato al passato e nero negli abiti e nell’anima, mentre Eve è di un candore abbagliante, nelle pelle e nei capelli, e il suo essere bibliofila la rende curiosa e intellettualmente viva. Opposti e separati sono anche nei luoghi, in quanto Adam vive a Detroit, città che ospita le macerie della gloriosa Motown Records, con una qualità funebre come le sue composizioni; Eve dimora a Tangeri, della quale evita (ovviamente) il sole assorbendo però la calma riflessiva di un ambiente che avverte come proprio.
Only lovers left alive ruota attorno a due concetti fondamentali: l’amore, inteso nel senso più ampio, anche come passione verso l’arte e il Bello, e l’eternità. Il legame che unisce Adam ed Eve, figure quasi archetipiche come i nomi che portano, trascende il tempo e lo spazio, si colloca al di sopra delle debolezze umane poiché è in primo luogo mentale, una liaison telepatica e indissolubile. Entrambi si appassionano profondamente a una forma d’arte: Eve, come già si diceva, alla letteratura, e Adam alla musica, artista solitario che rifiuta di diffondere ciò che compone ma che, suo malgrado, può essere ascoltato ovunque. Gli oggetti che colleziona, gli strumenti antichi, il mobilio vintage, sono i residui di un passato che non riesce a lasciare andare; Eve, per contro, è proiettata in avanti, utilizza i mezzi tecnologici, si adegua alla società del presente pur stentando a riconoscersi in essa.
La vera decadenza non è vampiresca, bensì umana: gli uomini sono definiti zombies, automi che vivono per inerzia, senza assaporare realmente l’esistenza, facili da comprare con mazzette di dollari in cambio di sangue fresco e qualche favore necessario. Sono un tramite, come Ian (Anton Yelchin), che procura ad Adam ciò di cui ha bisogno, e non cibo, come la tradizione vampirica vorrebbe, anche se il sangue che sgorga da graffi e taglietti occasionali provoca, inevitabilmente, qualche sussulto. La paura dell’infezione di cui può farsi veicolo un plasma sempre più intossicato è un altro segno dei tempi, ennesimo sintomo del crollo che porta Adam (e anche Eve) a rimpiangere un passato in cui si intratteneva con Byron e Shelley, in cui il loro mondo era impregnato da quella cultura ora ridotta in videopillole su YouTube.
Il personaggio di Christopher Marlowe, interpretato da un grandissimo John Hurt, è eredità vivente di quell’epoca, poeta e drammaturgo controverso nella Gran Bretagna del 1500, che anticipò Shakespeare nel perfezionare il blank verse, figura che è citazione fatta carne in mezzo alle molteplici sparse nel corso della narrazione, un vortice di riferimenti tra cultura alta e bassa mai gratuiti o messi a caso, bensì sempre mirati e precisi. Così come il Johnny Depp di Dead Man portava il nome di William Blake, assumendo una sorta di doppia identità, allo stesso modo Adam ed Eve utilizzano pseudonimi, dalla Daisy Buchanan de Il Grande Gatbsy a Faust, che campeggia sul finto tesserino da medico del vampiro, utilizzato per infiltrarsi in ospedale e procurarsi il nutrimento.
La coppia vampirica forma un piccolo universo in equilibrio, che viene temporaneamente stravolto dall’arrivo di Ava (Mia Wasikowska), sorella minore di Eve, la quale rappresenta il lato ancora animalesco e selvaggio dei succhiatori di sangue; una tempesta tanto inarrestabile quanto inconsapevolmente dannosa.
Il vampirismo, dunque, è solo metafora e superficie di un racconto complesso e profondo, raffinato e articolato, che si lascia metabolizzare lentamente per essere poi accolto e amato. La splendida fotografia di Yorick Le Saux e lo score composto da Jozef van Wissem, unito a scelte musicali eccelse come da tradizione nel cinema di Jim Jarmusch, completano un’opera crepuscolare e vitale al tempo stesso; un vero e proprio atto d’amore verso la Settima Arte.

Chiara Pani

Sezione di riferimento: Torino 31, Film al cinema


Scheda tecnica

Titolo originale: Only Lovers Left Alive
Anno: 2013
Regia: Jim Jarmusch
Sceneggiatura: Jim Jarmusch
Fotografia: Yorick Le Saux
Musiche: Jozef van Wissem
Durata: 123’
Uscita italiana: 15 maggio 2014
Attori: Tilda Swinton, Tom Hiddleston, John Hurt, Mia Wasikowska, Anton Yelchin, Jeffrey Wright

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