Now that the flames have taken hold
At least you left your life in style
And for far as I can see
Ten twisted grills grin back at me
Bad money dies I love the scene
Sometimes I fantasise
When the streets are cold and lonely
And the cars they burn below me
Don't these times fill your eyes
When the streets are cold and lonely
And the cars they burn below me
Are you all alone
Is anybody home?”
(Made of Stone)
Un viaggio a ritroso nel tempo, attraverso il Mito: quello impersonificato da una band, gli Stone Roses, la cui stella brillò poco, ma – come si suol dire – intensamente. Autori di soli due album in studio, più una serie di raccolte, B-sides e varie: The Stone Roses (soprattutto) e Second Coming sono il biglietto di benvenuto e di addio di uno dei gruppi più significativi della scena inglese del periodo a cavallo tra gli anni Ottanta e quelli Novanta. Dopo il punk, dopo la new wave e prima del ciclone britpop (Oasis, Blur), del quale avrebbero gettato le basi ma che, ironia della sorte, li avrebbe definitivamente messi all’angolo.
Il regista Shane Meadows parte dal presente, dall’avvio di una nuova serie di concerti a più di venti anni di distanza da quel miracoloso disco di esordio: nel 2011 i quattro musicisti annunciano il loro rientro sul palco, dopo anni di litigi, incomprensioni e progetti solisti. E subito si ritorna indietro nel tempo, nella Manchester dei primi anni Ottanta, quando tutto sembrava sul punto di cambiare, e lo avrebbe fatto davvero: un momento epocale del quale gli Stone Roses furono indiscussi protagonisti, con una serie di singoli pubblicati tra il 1985 e il 1989, anno di uscita del memorabile LP omonimo. Meadows li filma con l’occhio del fan sfegatato, e si vede: nel 2011 sono quattro uomini invecchiati dalla vita e dal successo, ma con ancora la voglia e la grinta che solamente il rock (quello vero) può dare. Ed eccoli quindi affrontare nuovamente le prove per la reunion, dapprima incerti e spaventati, poi sempre più convinti e sicuri delle proprie potenzialità, esattamente come un tempo. Parallelamente al presente, inoltre, il documentario racconta l’importanza storica rappresentata da questi quattro ragazzi impertinenti e presuntuosi, incapaci di esprimersi compiutamente a parole durante le prime interviste, ma in grado di partorire un disco assolutamente perfetto, idolatrato indistintamente da pubblico e critica: un oggetto epocale.
The Stone Roses: Made of Stone si infiamma poi quando il gruppo annuncia a sorpresa, tramite facebook e twitter, una sorta di concerto-anteprima gratuito, per un numero limitato di persone, in uno dei locali storici della loro città: la voce si diffonde nel giro di pochissime ore, e ben presto l’evento diventa sold out. Meadows filma le reazioni della gente nelle strade, in coda nell’attesa di ottenere l’ambito biglietto, e rende chiarissimo l’obiettivo principale della sua intera operazione: non tanto costruire un’agiografia intorno ai componenti della band, quanto invece sottolineare l’importanza delle loro canzoni nelle vite della gente comune, a dimostrazione dello statuto indiscusso raggiunto dagli Stone Roses nella storia della musica.
Un documentario generoso e incredibilmente travolgente, quindi, e non solamente il resoconto per immagini delle loro esibizioni dal vivo: per i fan è un regalo lungamente atteso per anni; per tutti gli altri, invece, l’occasione per colmare una lacuna musicale che infonde nuova vita a un gruppo oggi colpevolmente dimenticato.
Giacomo Calzoni
Sezione di riferimento: Torino 31
Scheda tecnica
Titolo originale: The Stone Roses: Made of Stone
Anno: 2013
Regia: Shane Meadows
Fotografia: Laurie Rose
Musiche: The Stone Roses
Durata: 97’
Interpreti principali: Shane Meadows, Ian Brown, Gary Mounfield, Alan Wren, John Squire