I riferimenti al cinema occidentale in The Man from Nowhere ci sono e sono evidenti. Basti pensare al cinema di Luc Besson e al rapporto uomo/bambina in Leon, o al blockbuster scritto sempre dal regista francese Taken (Io vi troverò). Ma il pregio del regista Lee Jeong-beom, al suo secondo lungometraggio dopo Cruel Winter Blue (presentato durante la nona edizione del Far East) è quello di aver saputo unire le migliori caratteristiche di due mondi, oriente e occidente, creando una pellicola adrenalinica e ferocemente drammatica.
La sceneggiatura è cristallina, per molti versi già vista, ma arricchita da lampi di ironia (vedi i gangster decisamente sopra le righe) e momenti di forte impatto emotivo. Sceneggiatura che viene presa per mano da una regia di grande impatto, per niente intimidita dall'uso di bellissimi primi piani che caricano il ritmo di intensità senza spezzarlo.
Nonostante il film sia pervaso dalla cruda violenza tipica del cinema orientale, Lee si diverte a giocare con l'immaginazione dello spettatore ricorrendo al fuori campo, aumentando così la tensione delle scene più cruente. Il regista coreano stupisce anche con alcuni imponenti piani sequenza, come quello in cui Tae-sik, per fuggire dalla polizia, corre lungo un corridoio e salta attraverso una vetrata atterrando sulla strada.
Tra i molti aspetti del film che colpiscono, sicuramente sono da menzionare le scene d'azione. Al contrario delle acrobatiche coreografie tipiche del cinema di Hong Kong, quelle curate da Park Jung-ryul sono rapide e brutali, e proprio per questo arrivano dritte all'obiettivo: trasformare la violenza gratuita in qualcosa di profondo e intimo. L’atto di uccidere si trasforma in un momento di incredibile e, soprattutto, tangibile sofferenza. La stessa mancanza di ricami e merletti la ritroviamo nella recitazione dei due protagonisti. Won-Bin, tra le star coreane più apprezzate dal grande pubblico, dopo l'ottima interpretazione in Mother di Bong Joon-hoo, riconferma il suo talento eclettico, scrollandosi di dosso l'etichetta di idolo delle teenager. Al suo fianco la talentuosa piccola star Kim Sae-ron, già protagonista di A Brand New Life di Ounie Lecomte. La bravura di questa coppia così inaspettata quanto affiatata è quella di non costruire durante l’arco del film un semplice rapporto padre-figlia, ma qualcosa di ancora più sottile da comunicare: l’amicizia.
L’unica nota stonata del film di Lee è la mancanza di una regia non sempre asciutta, in linea con le efficaci coreografie e con la recitazione fatta di piccole sfumature. Alcuni eccessi narrativi come l'utilizzo del flashback, che a volte risulta superfluo, appesantiscono la pellicola sottraendone, a tratti, drammaticità.
The Man from Nowhere, record di incassi in Corea e vincitore di numerosi premi, inedito nelle sale inedite ma trasmesso in Tv sul digitale terrestre, resta un must-see, un thriller oscuro e appassionato, carico di quell'intimità che il più delle volte manca agli action-movie d'oltreoceano. È la dimostrazione che anche un blockbuster può avere un'anima, a patto che chi lo confeziona ne abbia una.
Eva Sampietro
Sezione di riferimento: Cinema dal mondo
Scheda tecnica
Titolo originale: Ajeossi
Anno: 2010
Regia: Jeong-Beom Lee
Sceneggiatura: Jeong-Beom Lee
Musiche: Shim Hyun-jeong
Fotografia: Tae-yoon Lee
Durata: 119 min
Interpreti: Won Bin, Kim Sae-ron, Tae-hoon Kim, Hee-won Kim.