Nel loro ultimo film, presentato in Concorso alla 67a edizione del Festival di Cannes, i fratelli Dardenne continuano a perseguire un’idea di cinema politico e militante aggiornato ai tempi della crisi. In Marion Cotillard trovano una nuova, intensa e splendida musa che a Cannes avrebbe meritato il premio come miglior attrice, assegnato invece alla pur brava Julianne Moore di Maps to the Stars per il semplice motivo che i precedenti film dei Dardenne avevano già vinto tutto quello che c'era da vincere (comprese ben due Palme d’oro per Rosetta e L’enfant).
La storia raccontata in Deux jours, une nuit si svolge nell’arco di un weekend cruciale per Sandra, giovane madre di due bambini reduce da un periodo di forte depressione, che dovrà fare in modo di convincere i suoi colleghi di lavoro a rinunciare a un bonus in busta paga di mille euro per evitare di essere licenziata; sono proprio questi i tempi in cui ci troviamo a vivere a livello internazionale, anni in cui un’azienda - col pretesto della crisi - non si fa scrupoli a mettere i lavoratori uno contro l’altro, innescando una guerra tra poveri che non fa sconti a nessuno.
I Dardenne, maestri conclamati e indiscussi della cinematografia europea, hanno l’incredibile e sbalorditiva capacità di “occultare” la macchina da presa, restituendoci per l’ennesima volta uno spaccato di vita quotidiana di un realismo impressionante. I protagonisti dei loro film, mai totalmente arresi e vinti di fronte alle mille difficoltà e ostacoli di cui è lastricato il loro cammino, si ostinano quasi sempre a trovare una via di fuga per non arrendersi alla disperazione. Si pensi ai giovani protagonisti di Rosetta e La promesse – dove già veniva trattato il tema del lavoro - che nonostante fossero alle prese con una realtà ostile e avversa cercavano di lottare facendo ricorso alla loro forza d’animo e vitalità.
Il modo impegnato, politico e militante di fare cinema dei Dardenne viene ampiamente confermato nell’intenso finale di Deux jours, une nuit, coerente e in linea con l’evolversi degli eventi che lo hanno preceduto. La Cotillard tratteggia con grande bravura e sensibilità un personaggio fragile che sta ancora cercando di uscire da un periodo di profonda crisi personale quando si trova alle prese con una situazione critica da gestire e affrontare nell’arco di un fine settimana. Ad aiutarla, a spronarla, ad accompagnarla nel suo peregrinare alla ricerca dei colleghi che devono scegliere se tenersi l’agognato e in molti casi indispensabile bonus, o rinunciarvi per salvarle il posto di lavoro, troviamo Manu, marito premuroso e amorevole impersonato da Fabrizio Rongione, uno degli attori feticcio dei Dardenne.
Nei suoi incontri/scontri con i colleghi di lavoro Sandra si sente spesso fuori posto, a disagio, quasi umiliata nel dover richiedere un voto a favore che le permetta di non essere licenziata. C’è chi l’allontana in malo modo, chi si nega al citofono, chi l’appoggia senza riserve e chi si strazia nel non poterle dare la solidarietà che invece meriterebbe, quella solidarietà che pare quasi sparita nel mondo in cui viviamo.
Al termine del suo percorso Sandra si scoprirà diversa, piena di una nuova consapevolezza capace di renderla più forte e di farle guardare al domani in modo positivo, felice di essersi ritrovata e di aver avuto il coraggio, lei sì, di solidarizzare con chi è nella sua stessa situazione, senza cedere alle ignobili proposte di una classe dirigente priva di coscienza e morale.
Deux jours, une nuit è dunque un ulteriore, prezioso tassello nel cinema dei Dardenne, umanissimo e umanistico, incentrato sempre e comunque sugli ultimi, sui più sfortunati, su coloro che sono nati già segnati e condizionati da un destino avverso che sembra avere in serbo solo dolori e una condizione economico/affettiva precaria e insicura.
Boris Schumacher
Sezione di riferimento: Cannes 67, Film al cinema
Scheda tecnica
Titolo originale: Deux jours, une nuit
Anno: 2014
Regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Sceneggiatura: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Fotografia: Alain Marcoen
Durata: 95’
Interpreti principali: Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Pili Groyne, Catherine Salée
La storia raccontata in Deux jours, une nuit si svolge nell’arco di un weekend cruciale per Sandra, giovane madre di due bambini reduce da un periodo di forte depressione, che dovrà fare in modo di convincere i suoi colleghi di lavoro a rinunciare a un bonus in busta paga di mille euro per evitare di essere licenziata; sono proprio questi i tempi in cui ci troviamo a vivere a livello internazionale, anni in cui un’azienda - col pretesto della crisi - non si fa scrupoli a mettere i lavoratori uno contro l’altro, innescando una guerra tra poveri che non fa sconti a nessuno.
I Dardenne, maestri conclamati e indiscussi della cinematografia europea, hanno l’incredibile e sbalorditiva capacità di “occultare” la macchina da presa, restituendoci per l’ennesima volta uno spaccato di vita quotidiana di un realismo impressionante. I protagonisti dei loro film, mai totalmente arresi e vinti di fronte alle mille difficoltà e ostacoli di cui è lastricato il loro cammino, si ostinano quasi sempre a trovare una via di fuga per non arrendersi alla disperazione. Si pensi ai giovani protagonisti di Rosetta e La promesse – dove già veniva trattato il tema del lavoro - che nonostante fossero alle prese con una realtà ostile e avversa cercavano di lottare facendo ricorso alla loro forza d’animo e vitalità.
Il modo impegnato, politico e militante di fare cinema dei Dardenne viene ampiamente confermato nell’intenso finale di Deux jours, une nuit, coerente e in linea con l’evolversi degli eventi che lo hanno preceduto. La Cotillard tratteggia con grande bravura e sensibilità un personaggio fragile che sta ancora cercando di uscire da un periodo di profonda crisi personale quando si trova alle prese con una situazione critica da gestire e affrontare nell’arco di un fine settimana. Ad aiutarla, a spronarla, ad accompagnarla nel suo peregrinare alla ricerca dei colleghi che devono scegliere se tenersi l’agognato e in molti casi indispensabile bonus, o rinunciarvi per salvarle il posto di lavoro, troviamo Manu, marito premuroso e amorevole impersonato da Fabrizio Rongione, uno degli attori feticcio dei Dardenne.
Nei suoi incontri/scontri con i colleghi di lavoro Sandra si sente spesso fuori posto, a disagio, quasi umiliata nel dover richiedere un voto a favore che le permetta di non essere licenziata. C’è chi l’allontana in malo modo, chi si nega al citofono, chi l’appoggia senza riserve e chi si strazia nel non poterle dare la solidarietà che invece meriterebbe, quella solidarietà che pare quasi sparita nel mondo in cui viviamo.
Al termine del suo percorso Sandra si scoprirà diversa, piena di una nuova consapevolezza capace di renderla più forte e di farle guardare al domani in modo positivo, felice di essersi ritrovata e di aver avuto il coraggio, lei sì, di solidarizzare con chi è nella sua stessa situazione, senza cedere alle ignobili proposte di una classe dirigente priva di coscienza e morale.
Deux jours, une nuit è dunque un ulteriore, prezioso tassello nel cinema dei Dardenne, umanissimo e umanistico, incentrato sempre e comunque sugli ultimi, sui più sfortunati, su coloro che sono nati già segnati e condizionati da un destino avverso che sembra avere in serbo solo dolori e una condizione economico/affettiva precaria e insicura.
Boris Schumacher
Sezione di riferimento: Cannes 67, Film al cinema
Scheda tecnica
Titolo originale: Deux jours, une nuit
Anno: 2014
Regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Sceneggiatura: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Fotografia: Alain Marcoen
Durata: 95’
Interpreti principali: Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Pili Groyne, Catherine Salée