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TORINO 33 - The Hallow, di Corin Hardy

23/11/2015

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Al Torino Film Festival arriva dall’Irlanda The Hallow, opera prima di Corin Hardy. E subito diviene chiaro come l’appartenenza geografica sia un aspetto tutt’altro che secondario della pellicola, ancorata com’è al folklore e alla mitologia popolare di un territorio che si trasforma quasi in personaggio a se stante, con le sue foreste e la sua campagna che sembrano nascondere un segreto, una minaccia (o una storia) dietro ogni albero e cespuglio. 
La vicenda è quella di Adam, giovane botanico che si reca nei boschi insieme alla moglie e al figlio neonato; il suo lavoro consiste nel catalogare e scegliere quali alberi dovranno essere abbattuti e quali no, in vista di una privatizzazione della foresta da parte di un governo messo in ginocchio dalla crisi economica. Ma gli abitanti del luogo sanno cosa si nasconde in quei luoghi millenari, e sanno anche che è bene non risvegliare ciò che la natura e il Tempo hanno messo a tacere. 
Corin Hardy esplicita immediatamente la connotazione politica della vicenda, senza mancare di citare persino la Grecia e la difficile situazione di alcuni paesi dell’eurozona. Lo fa persino troppo spudoratamente, sfiorando un didascalismo che sulle prime sembra appesantire un film che, fortunatamente, volta presto le spalle alla dimensione sociale e politica per sfociare nell’orrore più puro: quello composto da creature mostruose e maligne che si nascondono nell’oscurità di un ambiente bucolico che, da solo, richiama alla memoria tutta una lunga tradizione gotica. E allora The Hallow si palesa ben presto per quello che realmente è, ovvero un cinema di mostri dal sapore ricercatamente retrò: senza CGI, derive giovanilistiche o facili ammiccamenti. 
L’adesione al genere e ai suoi stilemi è pura e cristallina, e Hardy dimostra un talento visivo considerevole, riuscendo nell’impresa di mettere in scena un orrore ancestrale sfruttando al meglio il paesaggio e la provincia irlandese. Un cinema che non si limita a raccontare una terra, bensì che si immerge in essa (anche letteralmente) senza paura di mostrare il fango e il sangue; è certamente questo l’aspetto più interessante del film, che Hardy dedica coerentemente a Stan Winston, Ray Harryhausen e  Dick Smith, ovvero i simboli di un pensare il cinema fantastico e dell’orrore che non può assolutamente prescindere dall’artigianato. 
Rimane in ogni caso l’amaro in bocca per un prodotto che a tratti vorrebbe espandere la dimensione del proprio discorso, andando a sfiorare tematiche come il rapporto uomo/natura e l’istinto di sopravvivenza insito all’interno del nucleo famigliare: idee certamente non nuove e ormai fin troppo abusate, ma che in ogni caso rimangono appena accennate, in favore di una rilettura più immediata e meno autoriale del genere. Un film riuscito a metà, ma un’opera prima che rimane comunque un ottimo biglietto da visita per un talento visivo da tenere in stretta considerazione per il futuro (e infatti pare che Hardy sia già stato ingaggiato per dirigere il più volte rimandato remake de Il corvo). 

Giacomo Calzoni

Sezione di riferimento: Torino 33


Scheda tecnica

Titolo originale: The Hallow (conosciuto anche come The Woods)
Anno: 2015
Regia: Corin Hardy
Sceneggiatura: Corin Hardy, Felipe Marino
Fotografia: Martijn Van Broekhuizen
Montaggio: Nick Emerson
Musica: James Gosling
Durata: 97’
Attori: Joseph Mawle, Bojana Novakovic, Michael McElhatton, Michael Smiley

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