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STOKER - Hollywood tra le ombre della follia

15/5/2013

1 Commento

 
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Dopo essere stato presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival Stoker, il primo film di Park Chan-wook girato e prodotto negli Stati Uniti, si appresta a uscire nelle sale italiane dal prossimo 20 giugno. Alcuni estimatori del regista coreano, noto in Occidente soprattutto per la cosiddetta trilogia della vendetta composta da Mr. Vendetta, Old Boy e Lady Vendetta, e gli addetti ai lavori hanno però già avuto l’occasione di assistere alle anteprime organizzate a fine marzo all’interno del Bari International Film Festival e a metà maggio in occasione della prima edizione del Florence Fantastic Festival. Diciamo subito che la nuova creatura di Park è destinata a spaccare in due la critica così come i seguaci di vecchia data del regista.
La giovane India Stoker nel giorno del suo diciottesimo compleanno viene colpita dalla grave perdita del padre, Richard, rimasto ucciso in seguito a un tragico e misterioso incidente alla guida della sua auto. Si ritrova così a vivere il lutto accanto alla madre, emotivamente fragile e instabile, con cui non ha mai avuto un profondo legame. A complicare ulteriormente la situazione giunge l’improvvisa comparsa dell’enigmatico zio Charlie, fratello minore di Richard, di cui India ignorava perfino l’esistenza. L’arrivo dell’uomo, stabilitosi nella tenuta della famiglia Stoker dopo un lungo girovagare in Europa, causerà non pochi turbamenti a madre e figlia – entrambe attratte dal fascino inquietante e ambiguo di Charlie - accentuando ancor di più i loro contrasti fino a un’inevitabile e folle discesa verso l’abisso più profondo.
Era enorme l’attesa nei confronti del primo film americano di un cineasta divenuto da tempo di culto, talmente alta da generare sul web rumors incontrollati e infondati che volevano Park nuovamente alle prese con una storia di vampiri dopo Thirst, il suo penultimo lungometraggio. È bastato il titolo, Stoker, per far scattare un ipotetico collegamento con Dracula, il celebre romanzo scritto da Bram Stoker. Park, più che guardare ai film sui vampiri, omaggia invece il cinema di Alfred Hitchcock con espliciti riferimenti a L'ombra del dubbio, realizzato dal maestro del brivido nel 1943, per poi prendere strade diverse, più tortuose e inerpicate.
Come ben sappiamo non è affatto facile girare a Hollywood per i registi stranieri, specie per quelli orientali che spesso e volentieri non hanno grande dimestichezza con la lingua inglese e finiscono per essere stritolati dagli studios, realizzando prodotti privi di personalità che poco o nulla hanno a che vedere con il loro stile e la loro poetica. Che piaccia o meno, dopo aver visto Stoker non si potrà dire che al cineasta sudcoreano sia invece mancata la personalità nel suo debutto americano. Park Chan-wook filma sequenze di grande virtuosismo e perizia tecnica, dimostrando per l’ennesima volta una padronanza assoluta e una profonda conoscenza del mezzo cinematografico. In più di un’occasione si prende i suoi rischi, riuscendo a spiazzare e a stupire lo spettatore con almeno un paio di scene non prive di coraggio, in precario equilibrio tra il sublime e il ridicolo (una su tutte quella con la protagonista nella doccia). Un film dalla grande accuratezza formale ed estetica, con una minuziosa e maniacale composizione dell’inquadratura, talmente raffinata da risultare a tratti quasi fastidiosa nel suo ostentato intento di voler sbalordire il pubblico a tutti i costi. 
Nel mettere in scena lo script firmato nel 2010 da Wentworth Miller, noto soprattutto come interprete della serie Prison Break, Park si affida a Chung Chung-hoon, fidato e sodale direttore della fotografia fin dai tempi di Old Boy e di tutti i suoi lavori successivi e a Clint Mansell, autore della suggestiva e ricercata colonna sonora insieme a Philip Glass, che invece ha curato le musiche per pianoforte suonate dalla protagonista, contribuendo in maniera fondamentale a rendere tesa, memorabile e sensuale la sequenza del duetto al piano che vede coinvolti India, interpretata da un’eccezionale Mia Wasikowska, e suo zio Charlie, impersonato da un efficace e minaccioso Matthew Goode. Nicole Kidman, nel ruolo della madre , svolge il compito senza sbavature ma risulta un po’ in ombra, relegata sullo sfondo dalla performance magnetica e ipnotica della Wasikowska, attrice contesa negli ultimi anni da autori di primo piano come Jarmusch, Van Sant e Cronenberg, con cui si appresta a girare Maps to the Stars. 
Dopo la trilogia della vendetta e titoli estremi e spiazzanti come Thirst e I'm a Cyborg, But That's OK Park firma un’opera disturbante, malsana, sensuale e morbosa, incentrata sul male e sulla follia, prendendo a picconate la famiglia borghese a stelle e strisce, anche grazie alla notevole capacità di creare suspense e aumentare la tensione attraverso il ricorso al montaggio alternato in alcune sequenze chiave del film. Lontano dagli eccessi che hanno contraddistinto la sua filmografia, difficili da riprodurre all’interno del sistema hollywoodiano, Park Chan-wook confeziona una pellicola non priva di difetti ma lontana anni luce dall’anonimato e dalla piattezza di tanti titoli di genere sfornati in questi anni dall’industria americana. 

Boris Schumacher

Sezione di riferimento: Film al cinema


Scheda tecnica

Titolo originale: Stoker
Anno: 2013 
Uscita in Italia: 20 giugno 2013 
Regia: Park Chan-wook
Sceneggiatura: Wentworth Miller, Erin Cressida Wilson (contributing writer)
Fotografia: Chung Chung-hoon
Musiche: Clint Mansell, Philip Glass
Durata: 99 min.
Attori principali: Mia Wasikowska, Matthew Goode, Nicole Kidman

1 Commento
Thea
20/12/2013 07:31:37 pm

Magnifica recensione :D

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