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IL SALE DELLA TERRA - L'altro pianeta

28/10/2014

4 Commenti

 
Picture
Il sale della terra si potrebbe definire come la traduzione per immagini di ciò che per Wim Wenders rappresenta l'arte, e le sue molteplici possibilità di stabilire legami con le altre arti. Dopo il cinema, la musica, e la danza, l'autore tedesco incontra la fotografia di Sebastiao Salgado, e insieme con il figlio Juliano Ribeiro Salgado i due ricostruiscono le tappe di un percorso che ha reso l'artista brasiliano tra i più importanti testimoni delle atrocità compiute dall'uomo.
«Il fotografo è colui che disegna la vita con luci e ombre» ricorda in apertura Wenders. Il film mostra sin da subito immagini di straordinaria potenza che attraggono a sé lo spettatore e lo coinvolgono direttamente nella rievocazione di un vissuto, come frammenti di realtà che parlano una lingua universale. La visione della Serra Pelada, e i migliaia di uomini che risalgono le pareti dell'immensa miniera d'oro, è la traccia sensibile di una condizione umana e una finestra verso l'altro pianeta.
Le sofferenze che Salgado incontra in Africa, dapprima come economista, conducono l'artista per oltre quarant'anni alla ricerca delle ragioni dietro le atrocità compiute dall'uomo. Dai primi reportage sulle condizioni dei lavoratori in Sahel, alle migrazioni in Etiopia e al genocidio in Rwanda alla fine degli anni novanta, le fotografie di Salgado documentano il dolore inciso nella terra e su corpi e volti di vittime a cui è negata l'esistenza. La voice over di Wim Wenders si affianca al racconto in prima persona di Salgado e le fotografie che scorrono sullo schermo, esaltate dal mezzo cinematografico, fungono da tramite per l'esperienza e collocano l'interlocutore entro i confini di un dialogo diretto con l'artista.
Il pathos che scaturisce dal montaggio delle immagini, sapientemente modulato in crescendo da Wenders, è frutto inoltre di un particolare meccanismo di messa in scena. All'interno di una sala buia, l'autore tedesco posiziona uno schermo tra la cinepresa e Salgado, su cui scorrono le fotografie, e grazie all'utilizzo di uno specchio riflettente si ottiene una sovrapposizione fra volto e immagini, un modo inedito di comunicare un messaggio dettato dalla volontà di adoperare la superficie dello schermo come punto di incontro di due esperienze diverse ma complementari (processo rafforzato dall'uso prevalente di primi piani).
Le esperienze scioccanti catturate dagli scatti di Sebastiao Salgado negli anni trascorsi in Africa spingono il fotografo a fare ritorno nell'azienda agricola di famiglia, dedicandosi con la moglie Léila all'ambizioso progetto di far rinascere la foresta, piantando milioni di alberi, lì dove per anni la terra è rimasta arida e desertica (oggi Instituto Terra). L'opera recente di Salgado, Genesis, è un viaggio alla ricerca di terre e bellezze inesplorate del pianeta e ristabilisce il legame tra l'uomo e la natura, quest'ultima inquadrata nel suo essere metafora della speranza e orizzonte di riflessione sulle disarmonie della società contemporanea.
Nella seconda parte del film, il rapporto tra il piano dell'enunciazione e l'impianto visivo è tale da permettere di trasferire l'emozione a un livello più meditativo e contemplativo, laddove le meraviglie dei colori si sostituiscono alla lucentezza del bianco e nero. Il sale della terra è un film necessario, un omaggio dovuto a un grande artista della fotografia capace di trasmettere una verità autentica al proprio lavoro, sintesi perfetta tra osservazione e partecipazione, conferendo alle immagini un movimento interno in bilico tra meraviglia e terrore.
Wim Wenders torna al cinema con un'opera originale che travalica i canoni del genere e sperimenta forme di narrazione alternative (già espresse in passato ad esempio ne I fratelli Skladanowsky, 1995, film al limite tra documentario e fiction), mosso da un senso di responsabilità dell'artista nella scelta di ciò che sia, attraverso il proprio lavoro, meritevole di rappresentazione; in questo l'opera stessa trova la sua ragion d'essere.

Vincenzo Verderame

Sezione di riferimento: Film al cinema


Scheda tecnica

Titolo originale: The Salt of the Earth
Anno: 2014
Durata: 110'
Regia: Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado
Sceneggiatura: Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado, David Rosier
Fotografia: Hugo Barbier, Juliano Ribeiro Salgado
Musiche: Laurent Petitgand
Attori principali: Sebastiao Salgado, Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado, Léila Wanick Salgado

4 Commenti
Alfred67
31/10/2014 04:36:38 am

Molta bella la recensione del film, anche se alcune idee, a mio parere, non sono condivisibili.

Risposta
Vincenzo Verderame
31/10/2014 06:38:23 am

Ciao Alfred67.Ti ringrazio per il complimento. Nello specifico, a quali idee ti riferisci?.

Risposta
Alfred67
13/11/2014 06:04:12 pm

Scusa, mi trovavo all'estero.
Non pensi che il ritorno alla fazenda e il tentativo riuscito di ripristinarla sia semplicemente un atto di vigliaccheria di un uomo stanco?
Incapace, nonostante la spendita di una vita intera nella denuncia, di mutare e migliorare l'ignobile condizione umana, Salgado preferisce ritirarsi nel suo mondo familiare bucolico e lanciarsi in un progetto di riqualificazione ambientale per mascherare il proprio fallimento civile.
Io ci vedo più questo. Sicuramente mi sbaglio.

Risposta
Vincenzo Verderame
19/11/2014 11:15:48 pm

Non penso si tratti di vigliaccheria. Piuttosto, la consapevolezza di un uomo che attraverso il suo lavoro, ha documentato il fallimento che è in primis della civiltà intera. Certo, il film in alcuni momenti assume forse un tono troppo elogiativo e didascalico, ma più che mascherare tale fallimento, Salgado e Wenders lo portano alla luce. La fazenda, non riqualifica soltanto l''ambiente, ma anche il rapporto natura-uomo. E' una risposta concreta, che va oltre il contesto familiare e la proprietà personale, e intende rivolgersi a tutti. Io ci vedo questo, l'immagine di un mondo in netto contrasto con la realtà circostante. La tua lettura del film, è senz'altro condivisibile

Risposta



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