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FILM IN TV - Suggestioni natalizie

23/12/2013

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Puntuali come ogni anno, al sopraggiungere delle festività invernali, le nostre emittenti Tv rovistano nel loro archivio per presentare un palinsesto carico di film natalizi, classici senza tempo, cartoni animati e cinema d’autore. Il piccolo schermo una volta tanto lo è un po’ meno, sostituendosi al grande come una sorta di rifugio per schiere di cinefili in fuga dalle sale affollate dalle solite commedie italiane. 

Proviamo dunque a districarci nella miriade di proposte filmiche che i nostri canali hanno in serbo in questi giorni di festa, scegliendo alcuni tra i titoli più interessanti. La sera della Vigilia di Natale Italia 1 propone come da tradizione Una poltrona per due (21.10), commedia di culto di John Landis interpretata dagli scatenati Eddie Murphy e Dan Aykroyd. Su Italia 2 alla stessa ora è di scena Coraline e la porta magica, ispirato film d'animazione in stop-motion realizzato da Henry Selick, già autore insieme a Tim Burton dell’inarrivabile Nightmare Before Christmas. Sempre in prima serata La7 propone Angeli con la pistola, l’ultimo film diretto dal grande Frank Capra, qui alle prese con il remake del suo Signora per un giorno girato quasi trent’anni prima, mentre alla stessa ora su Rai 5 va in onda Regalo di Natale di Pupi Avati. 
Segnalazione d’obbligo per la seconda serata di Rai 3 che alle 23.15 propone Fantastic Mr. Fox, un altro gioiello d’animazione in stop-motion realizzato da Wes Anderson, che nell’adattare un racconto di Roald Dahl non rinuncia affatto al suo inconfondibile e irresistibile marchio di fabbrica, riconoscibile a prima vista da ammiratori e detrattori.

Il giorno di Natale si apre con un classico dei classici natalizi tratto sempre dall’inesauribile fantasia di Roald Dahl, Willie Wonka e la fabbrica di cioccolato (Canale 5 ore 11.00). Ovviamente stiamo parlando del film diretto da Mel Stuart nel 1971 e magnificamente interpretato da Gene Wilder, poi rifatto qualche anno fa, in maniera non del tutto riuscita, da Tim Burton. La serata di Rai 2 si apre alle 21.00 con Paperman, meraviglioso e poetico cortometraggio muto in bianco e nero della Disney uscito al cinema appena un anno fa in abbinamento al film d’animazione Ralph Spaccatutto. A seguire - sempre sullo stesso canale - Cars 2 della Pixar, sequel assai meno riuscito rispetto al suo predecessore, che vede impegnati Saetta McQueen e Carl Attrezzi in una spy story in giro per il mondo. 
Da non perdere assolutamente la serata di Rai 3 che propone due film che negli ultimi anni hanno conquistato il pubblico internazionale con la loro accurata rivisitazione del cinema muto. Alle 21.10 è in programma The Artist, pellicola acchiappa Oscar diretta dal francese Michel Hazanavicius e interpretata da Jean Dujardin, impegnato qui in uno spudorato omaggio a Gene Kelly, e dalla splendida Bérénice Bejo. A seguire l’incantevole Blancanieves, uscito nei nostri cinema appena due mesi fa, del regista spagnolo Pablo Berger: una nuova, sorprendente rivisitazione in bianco e nero della favola di Biancaneve vincitrice di 10 premi Goya, e capace di coniugare le atmosfere fiabesche con l’omaggio al cinema muto, mantenendo un’originale e coraggiosa impronta autoctona. Se invece amate il cinema di Alfred Hitchcock potete sintonizzarvi su Top Crime, che a partire dalle 12.45 con Topaz dedica l’intera giornata ai grandi classici del maestro del brivido programmando titoli come Nodo alla gola (19.30), L'uomo che sapeva troppo (21.05) e Marnie (23.20). Pregevole infine la scelta di La7, che dedica la serata al cinema francese iniziando alle 21.10 con Le petit Nicholas di Laurent Tirard (con Kad Merad) per poi proseguire subito dopo con Monsieur Batignole. 

Il pomeriggio di Santo Stefano comincia nel migliore dei modi, con la prima tv in chiaro (su Rai 1 alle 14.10) del film L’ultimo pastore, esordio nel lungometraggio di Marco Bonfanti. Un’opera impossibile da etichettare o catalogare, una sorta di documentario dai toni fiabeschi e stralunati incentrato sulla figura di Renato Zucchelli, uno degli ultimi pastori italiani dediti all’antico mestiere della transumanza, un ritratto poetico dell’ultimo dei sognatori. Se siete refrattari al buonismo natalizio potete rifugiarvi su La7 che alle 21.10 propone Parenti serpenti, un feroce e divertito ritratto della famiglia italiana firmato dal grande Mario Monicelli. Alla stessa ora MTV propone invece La storia infinita, un fantasy di culto degli anni ’80, mentre su La Effe alle 21.30 è di scena American Life, una delle pellicole meno note di Sam Mendes. 
Spazio al cinema d’autore su Rai 3 che alle 23.05 propone la prima tv in chiaro dell’ultimo film del maestro Ermanno Olmi, Il villaggio di cartone. A tarda notte su Rai Movie (0.50) va in onda La conversazione, uno dei capolavori di Francis Ford Coppola, impreziosito dalla gigantesca interpretazione di Gene Hackman. Un film enorme, premiato nel 1974 a Cannes con la Palma d'Oro, che ancora oggi riesce a farci sentire quel senso di paranoia che serpeggia al suo interno e tutta la malinconia e il disincanto tipici della New Hollywood dei bei tempi che furono. 

Ancora grandi classici Disney nella serata di venerdì 27 con Rai 1 che alle 21.10 manda in onda Lilli e il vagabondo, evergreen destinato ad ammaliare numerose generazioni di bambini. Alla stessa ora su Rai Movie è di scena Sir Alfred Hitchcock con Caccia al ladro mentre su La Effe è possibile ammirare per l’ennesima volta Jules e Jim, film epocale del grandissimo François Truffaut. Sempre sullo stesso canale alle 0.50 trova ancora spazio il grande cinema francese con il meraviglioso Amanti Perduti di Marcel Carné.

La giornata di sabato 28 si apre alle 13.00 su Rai Movie con il leggendario western Pat Garrett e Billy the Kid dell’indomabile Sam Peckinpah e prosegue in prima serata sullo stesso canale con il bellico The Hurt Locker di Kathryn Bigelow, trionfatore alla notte degli Oscar del 2010 con ben sei statuette. La notte di Fuori Orario è dedicata al cineasta cileno Raoul Ruiz con la versione cinematografica del suo I misteri di Lisbona, trasmesso in chiaro per la prima volta dopo la messa in onda della versione tv in sei puntate.

Boris Schumacher

Sezione di riferimento: Film in Tv

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GIULIETTA DEGLI SPIRITI - Poema felliniano

20/4/2013

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Una signora borghese dolcissima ma timida e remissiva trascorre l’estate nella sua opulenta villa di Fregene in attesa di festeggiare l’anniversario di matrimonio col marito Giorgio. Un mondo di fosche ombre e lussureggianti fantasmi si addensa però intorno a lei, spaesandola, turbandone la personalità già fragile. Tra la castità di un ovattato mondo borghese foderato di velluto e l’erotismo assatanato di folli visioni, Giulietta rimarrà sospesa tra stallo e adesione, tra riluttanza e fascinazione, fino all’abbandono finale, avvolta in un albume chiarissimo. 
Il primo film a colori di Federico Fellini, nonché il primo dopo lo spartiacque fondamentale (della sua carriera, della storia del cinema, di un modo nuovo e totale di intendere il cinema d’autore) che fu 8 ½ . Un poema onirico virato al femminile, fortemente felliniano nell’opposizione realtà – evasione, una concessione di autobiografismo rivolto all’adorata e silente moglie Giulietta Masina che fa il paio con il macroscopico racconto di se stesso che Fellini enucleava nel film con protagonista Guido Anselmi. 
La bigotteria introiettata dalla formazione familiare di Giulietta genera una tensione che però è sempre allentata nel barocchismo funambolico, nella gaiezza forsennata dell’invenzione, nell’architettura floreale di bozzetti che si rincorrono e che qua e là rischiano di infangarsi in uno sterile vociare, nel fluire incontrollato di turbamenti derivanti da un cattolicesimo latente che traduce ogni immagine non canonizzata in visione tentatrice. Però Giulietta degli spiriti non è un film malfermo né tantomeno leggiadro nonostante lo stile liberty del tratto e l’apparente esilità svolazzante di certe materializzazioni plastiche. 
Pur non raggiungendo le vette del Fellini più alto è parimenti complesso e strutturato, oggi è difficilmente sottovalutabile come invece è stato fatto all’epoca della sua uscita da quasi tutti i critici, che lo ridussero a mero contraltare sfiatato di 8 ½ in chiave femminile, pur non negando critiche stilistiche e compositive ben più sottili e sfaccettate. E’ il film più puramente onirico di Federico Fellini, tra l’altro. E visto il ruolo dell’onirismo come accumulo di arditezze compositive che tanta importanza ha rivestito nella poetica del maestro riminese, non si deve parlare di sclerotizzazione di un immaginario diviso tra chiappe circensi e forme debordanti, ma di una forzatura ennesima del suo immaginario. Se atto d’amore si tratta, è comunque venato d’ambiguità, in cui l’affetto è ridimensionato da una crudeltà sottilissima, inquinato dalla commiserazione miserevole di un’anima candida e sempliciotta e in quanto tale osservabile con sprezzo accigliato, senza compartecipazione eccessiva ma piuttosto dall’alto in basso. 
Il Fellini a colori che qui prende il là, stringi stringi (anche se trattasi chiaramente di un’iperbole non applicabile alla lettera e film per film) appare comunque di gran lunga più frenato rispetto alla magia impareggiabile di quello in bianco e nero, dove Giulietta Masina non a caso rivestiva un ruolo diverso, assai meno subalterno, probabilmente non ancora vessato dal narcisismo sornione e soverchiante del marito che ebbe in lei una vittima privilegiata e forse inevitabile. 

In onda su Sky Cinema Classics, sabato 20 aprile ore 21.00. In replica domenica 21 aprile ore 07.10.

Davide Eustachio Stanzione

Sezione di riferimento: Dvd & Tv

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DIAZ - La detonazione della vergogna

16/4/2013

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È una delle opere più importanti degli ultimi vent’anni di cinema italiano, Diaz di Daniele Vicari. Perché al di là di tutto e tutti è un film che trasuda coraggio e suona necessario da qualsiasi lato lo si guardi; pesca l’episodio più vergognoso della nostra storia recente, e ne fa una ricostruzione magari non impeccabile ma appassionata, vigorosa, intimamente motivata da un impegno che suona come presa di posizione sferzante, sequenza dopo sequenza, momento dopo momento. 
Ben al di là dei confini asfittici del nostro cinema e poderoso per impegno produttivo e dispiegamento di mezzi, Diaz – Don’t Clean Up this Blood è un film civile nel senso più alto e destabilizzante del termine: è un detonatore di vergogna nel solco di Costa-Gavras e Petri, un pugno nello stomaco che parla alla pancia dello spettatore col preciso intento di suscitargli un disgustato fiotto di sdegno, un rigetto bilioso da sospensione democratica. Certe immagini sembrano congegnate al millimetro proprio per generare questa reazione viscerale e scomposta, un’indignazione che è tanto più profonda nella misura in cui, come di rado accade nel cinema di casa nostra, attecchisce più nella pancia che nella mente, più nell’impeto estemporaneo che nella riflessione ragionata degli eventi e dei loro orizzonti. 
Vive di immagini di rara forza e potenza, Diaz. È un film che non edulcora, non riduce, non frena le sue ambizioni: eccede perfino nel far sembrare, per un attimo, i poliziotti tutti cattivi e i black block (quasi) tutti buoni, con un lieve manicheismo che può far giustamente storcere il naso ma che non va visto con una cattiva fede eccessiva ed esacerbata. Piuttosto, è il rischio inevitabile cui un film così graffiante e caustico nei confronti della brutalità compiuta dall’uomo non poteva non andare incontro, magari anche scottandosi ma non per questo chinando il capo a semplificazioni di qualsiasi tipo. 
Diaz vive di assalti a muso duro a una ferita collettiva sanguinante e non sanatasi, è un film suburbano con la riuscita formale di un thriller a mano armata e con una coerenza estetica che va anche ben oltre: è semplicemente l’ibridazione più riuscita e funzionale che il cinema italiano ricordi – per lo meno in tempi moderni – tra fiction e documentario, per mano per altro di un regista che di tale commistione ha fatto uno dei marchi di fabbrica del suo stile incalzante ed elettrizzante. Diaz non scende a compromessi, non arretra, incappa in qualche grossolanità qua e là ma non se ne lascia mai sopraffare. Piuttosto, stordisce lì per lì ogni forma di elaborazione mentale e intellettuale (rimandata naturalmente a un cospicuo approfondimento dopo la visione, ça va sans dire) per stritolare il cuore in una morsa gelida. 
Spentesi le luci, si è lì ad asciugarsi le lacrime per il finale (bellissimo: se oggi può ancora esistere un cinema italiano sinestetico e lacerante, eccolo lì) e a convivere con un senso di impotenza, col sapore forte, fastidioso e sulfureo di un fallimento collettivo, di un’assenza governativa, di un black out istituzionale ingiustificato e inspiegabile, oggi come e più che allora.  

Davide Eustachio Stanzione

Sezione di riferimento: Dvd & Tv

In Programmazione: Martedì 16 aprile ore 21.10 (Sky Cinema 1), Martedì 16 aprile ore 22.10 (Sky Cinema +1), Mercoledì 17 aprile ore 21.10 (Sky Cinema +24), Lunedì 22 aprile ore 22.55 (Sky Cinema 1)

Scheda tecnica

Titolo originale: Diaz - Don't Clean Up This Blood
Anno: 2012:
Regia: Daniele Vicari
Sceneggiatura: Daniele Vicari, Laura Paolucci
Fotografia: Gherardo Gossi
Musiche: Teho Teardo
Durata: 125'
Uscita in Italia: 13 aprile 2012
Attori principali: Claudio Santamaria, Jennifer Ulrich, Elio Germano, Davide Iacopini.

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