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WELCOME - La forza della disperazione

7/12/2016

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Bilal (Firat Ayverdi), diciassettenne profugo curdo fuggito da Mosul, arriva in clandestinità a Calais. Dalla costa francese desidera raggiungere l'Inghilterra dove vive Mina (Derya Ayverdi), la connazionale di cui è innamorato. Così si intrufola con alcuni compagni in un tir con la speranza di eludere i controlli doganali. Per questo motivo i ragazzi si infilano in testa un sacchetto e vi respirano all'interno per evitare che la polizia rilevi aria nel rimorchio dell'autoarticolato. Il tentativo quasi suicida però fallisce e nella mente di Bilal si insinua la folle idea di attraversare il Canale della Manica a nuoto. Inizia dunque a frequentare una piscina per prendere lezioni. 
L'istruttore, Simon (un grandioso Vincent Lindon), è un uomo brusco e poco empatico. Ha appena divorziato dalla moglie e la sua vita pare giunta a un punto morto. Se, in un primo momento, Simon mantiene una fredda distanza dall'adolescente, con il passare dei giorni cambia atteggiamento e decide di aiutarlo. La svolta avviene dopo un casuale incontro in un supermercato con l'ex moglie Marion (Audrey Dana): all'uscita un controllore blocca due profughi che chiedono di entrare per comprare da mangiare. Marion, da sempre impegnata nel volontariato, si infuria, mentre Simon non apre bocca. Quando l'accompagna alla macchina la donna gli fa notare: “Lo sai che significa iniziare a non far entrare più la gente nei negozi? O vuoi che ti compri un libro di storia?”. 
Quella stessa sera, mentre vaga in macchina per le vie di Calais, Simon incrocia Bilal e un amico che vagano a piedi senza un posto dove dormire. Allora li invita a casa per mangiare un boccone e dormire su un vero letto, anche se li avverte che sarà soltanto per una notte. Ma poi i giorni passano e i ragazzi restano. L'uomo rischia un'incriminazione per aver favorito l'immigrazione clandestina, tuttavia sembra non preoccuparsi della faccenda (anzi, continua ad allenare Bilal in piscina e in spiaggia, regalandogli persino una muta). Perché, aiutandolo, dà una mano pure a se stesso. Il coraggio di un diciassettenne, poco più che bambino lontano migliaia di chilometri dalla famiglia, costringe l'istruttore di nuoto a fare i conti con un'apatia e un'indifferenza di lunga data. La realizzazione del sogno del giovane curdo rappresenta quindi per Simon pure un modo per riscattarsi agli occhi di Marion. “Lo sai perché vuole attraversare? Perché vuole rivedere la sua ragazza. Si è fatto quattromila chilometri a piedi e ora vuole attraversare La Manica a nuoto. Io non ho saputo neanche attraversare la strada per fermarti”, le confessa ammirato durante un appuntamento. 
Gli eventi purtroppo precipitano quando Mina, disperata, telefona dall’Inghilterra per annunciare l’imminente matrimonio combinato dal padre e Bilal affronta l’impresa della traversata per bloccare le nozze. Impossibile comunque proseguire oltre senza rivelare un finale di rara bellezza. 

Welcome, uno dei migliori film del francese Philippe Lioret, è un’opera del 2009 di sorprendente attualità. Campione d’incassi in patria, denuncia i risvolti sconcertanti di una legge che punisce i cittadini che ospitano i migranti, una norma miope di fronte a un fenomeno che allora non aveva ancora raggiunto le tragiche dimensioni odierne. Pur sensibile all’argomento, Lioret non cede alla retorica e preferisce focalizzare la narrazione sugli aspetti privati delle vite di Simon e Bilal, raccontando la nascita di un’amicizia tra due esseri umani che nulla hanno in comune, ma che, passo dopo passo, imparano a conoscersi e a rispettarsi. L’acqua è l’elemento che li unisce e li rende simili, ugualmente deboli al cospetto della potenza del mare. 
Bilal restituisce a Simon un’umanità perduta nello squallore della mediocrità, mentre l’istruttore di nuoto infonde nel ragazzo la convinzione di “potercela fare”. Sullo sfondo, una Calais grigia e una Francia sospettosa, tutt’altro che civile e vittima della paura nei confronti del diverso. Una paura che si avversa con la delazione e l’aggressione, seppure meramente verbale, come il vicino di casa che denuncia Simon alle autorità, oppure come fa Simon stesso, tacendo e fingendo di non vedere. Lioret, profeta in patria e non soltanto, svela l’ipocrisia di un’Europa che si definisce tollerante sulla carta, ma che permette all’interno dei suoi confini il pericoloso proliferare di diseguaglianze e ingiustizie. 

In onda Sabato 10 dicembre, alle ore 15.20, su TV2000.

Serena Casagrande

Sezione di riferimento: Film in Tv

Altri film con Vincent Lindon recensiti su ODG:     La loi du marché     Pour Elle    Quelques heures de printemps
                                                                                                                 Les Salauds     Journal d'une femme de chambre    

Scheda tecnica 

Titolo originale: Welcome
Anno: 2009
Regia: Philippe Lioret
Sceneggiatura: Philippe Lioret, Emmanuel Courcol, Olivier Adam, Serge Frydman
Fotografia: Laurent Dailland
Montaggio: Andréa Sedlackova
Musica: Nicola Piovani
Durata: 110'
Attori: Vincent Lindon, Firat Ayverdi, Audrey Dana, Derya Ayverdi

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À BOUT PORTANT (Point Blank) - All'ultimo respiro

30/6/2015

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L'allievo infermiere Samuel Pierret (Gilles Lellouche) è sposato con Nadia (Elena Anaya), che è in attesa della loro prima figlia. Sono una coppia come milioni di altre, con una vita forse monotona ma tranquilla. L'esistenza dei Pierret subisce un cambiamento radicale e traumatico quando, senza un apparente motivo, Nadia viene rapita. I sequestratori in seguito contattano Samuel e gli sottopongono un odioso ricatto. Per garantire l'incolumità della moglie e della loro bambina, dovrà aiutare un pregiudicato gravemente ferito. Hugo Sartet (Roschdy Zem), questo è il nome dell’uomo, è ricoverato in un reparto dell'ospedale dove l’infermiere lavora. Qualcuno ha tentato di ucciderlo e i suoi complici vogliono che esca sano e salvo dal nosocomio. 
Nonostante il delinquente sia sorvegliato da un agente di polizia, Pierret non può far altro che assecondare le richieste dei rapitori, che gli hanno concesso soltanto tre ore per portare a termine la missione. Diventato suo malgrado complice del criminale e incastrato da un manipolo di poliziotti corrotti, Samuel finisce per trasformarsi in un perfetto capro espiatorio. Caduto in una trappola mortale, può contare solo sul sostegno di Sartet, a cui è legato da un destino beffardo. Ma intanto il tempo scorre inesorabile e la vita di Nadia è appesa a un filo.

Dopo Pour Elle, suo primo lungometraggio, Fred Cavayé ripropone la storia di una famiglia qualsiasi, la cui serenità è distrutta da un episodio improvviso e imprevisto, un evento che comunque non dipende dalla volontà dei protagonisti. Un inizio quasi fotocopia accomuna infatti À bout portant (conosciuto anche con il titolo Point Blank) e il film d'esordio del regista francese. I punti in comune non si fermano qui: Samuel, come Julien Auclert (Vincent Lindon) in Pour Elle, dopo il comprensibile trauma della prima ora, supera il senso d'impotenza e la frustrazione per difendere con le unghie e con i denti ciò che ha di più caro. L'uomo qualunque diventa una sorta di eroe pronto a tutto pur di salvare la moglie. Samuel appare più maldestro di Julien, ma entrambi sono disposti a sconfinare nel mondo dell'illegalità per ottenere una giustizia che la legge non può garantire. Non a caso sarà grazie al pregiudicato Sartet che Pierret riuscirà a liberare Nadia e dimostrare la propria innocenza. Ecco dunque che il ruolo di giusto va senz'altro assegnato al malvivente spietato, che adotta però un codice morale assente tra i membri corrotti delle forze dell'ordine.
Per tutta la durata del film si respira l'ansia vissuta da Samuel, preoccupato di arrivare troppo tardi; il ritmo frenetico scandisce la folle corsa contro il tempo, che si concluderà in una stazione di polizia. Ma se in Pour Elle la metodicità e l'acquisita freddezza consentono a Julien di raggiungere la meta, in À bout portant prevale la confusione e il lieto fine arriverà soltanto dopo una serie di caotiche vicissitudini. Non sempre la sceneggiatura riesce a stare al passo con la vertiginosa sequenza degli eventi e non mancano incongruenze nella trama, specie nei momenti risolutivi della vicenda, che Cavayé sembra volere concludere con troppa fretta.
Tuttavia À bout portant è un polar per nulla disprezzabile, che non merita l'etichetta di brutta copia di Pour Elle, sebbene il primo lungometraggio del regista francese sia senza dubbio più efficace. L'ottima interpretazione di Vincent Lindon fa di sicuro la differenza anche perché il Samuel di Gilles Lellouche non convince fino in fondo. Colpisce invece la figura di Hugo Sartet, probabilmente il vero protagonista del film, di cui esiste un remake sudcoreano uscito in patria nel 2014 con il titolo Target (Pyojeok).

In onda su Rai 4, sabato 4 luglio, ore 12.55.

Serena Casagrande

Sezione di riferimento: Film in Televisione

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Scheda tecnica

Titolo originale: À bout portant
Anno: Francia, 2010
Regia: Fred Cavayé
Sceneggiatura: Fred Cavayé, Guillaume Lemans
Fotografia: Alain Duplantier
Durata: 84'
Interpreti principali: Gilles Lellouche, Roschdy Zem, Gérard Lanvin, Elena Anaya, Mireille Perrier, Claire Pérot.

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POLISSE - Innocenza rubata

4/8/2014

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A Parigi la BPM, Brigade de Protection des Mineurs, si occupa di crimini commessi ai danni di minori. Per svolgere accuratamente le indagini, i poliziotti ascoltano le testimonianze delle giovanissime vittime di abusi; un compito ingrato, che richiede una spiccata dose di sensibilità, specialmente nel caso si sospetti una violenza di natura sessuale. Il lavoro degli investigatori consiste inoltre nel raccogliere le deposizioni di genitori e conoscenti, nel seguire adolescenti problematici (spesso già nei guai con la giustizia) e nel sorvegliare i luoghi di ritrovo di bambini e ragazzi. 
Il gruppo che compone la BPM è solidale, tra colleghi esiste un forte spirito di squadra, proprio perché all'interno della brigata i membri sono consapevoli dello stress al quale ognuno di loro è sottoposto quotidianamente; una responsabilità logorante che non può non intaccare anche la vita privata di un poliziotto.
La ricerca estenuante di un neonato rapito o lo sgombero di un campo nomadi, interventi all'ordine del giorno, si mescolano a problematiche di carattere personale, come l'affidamento dei figli o la perdita del partner. A minare il difficile equilibrio raggiunto, innescando nuove dinamiche, sarà Melissa (la stessa regista che compare soltanto con il nome Maïwenn), una fotoreporter inviata dal Ministero dell'Interno per realizzare un libro di foto che documentino l'operato della BPM.
Gli ultimi minuti di Polisse, con un meraviglioso e sorprendente colpo di scena finale, rappresentano la perfetta quadratura del cerchio di un film che riesce a conciliare una sobria delicatezza con un crudo ma necessario realismo.
Maïwenn Le Besco, alle prese con il suo terzo lungometraggio, di cui ha curato anche la sceneggiatura, si ispira a casi realmente trattati dalla Brigade de Protection des Mineurs di Parigi. I dialoghi, originali e sofferti, tra gli investigatori e e le vittime di abuso, con la telecamera a mano che si sofferma sullo sguardo dei minori, sono testimonianze di dolore, ma anche di inconsapevolezza. Il ragazzino che ha subito uno stupro dall'insegnante di ginnastica si chiede per quale motivo il suo maestro debba andare in prigione, ne è addirittura dispiaciuto, perché “gli vuole bene”. La madre che masturba il figlio più piccolo per farlo addormentare non si rende conto di aver commesso una violenza e confessa di aver agito allo stesso modo con il maggiore.  
Lo spettatore, grazie alla fotocamera di Melissa che regala ulteriore autenticità alle vicende della squadra, segue con partecipazione lo svolgersi degli eventi diventando anzi parte del gruppo, immedesimandosi nelle ottime interpretazioni di un grande cast nel quale si segnalano Karin Viard, Joey Starr, Marina Fois, Frédéric Pierrot, Naidra Ayadi (premiata con il César) e Sandrine Kiberlain.
La sceneggiatura, scritta a quattro mani con Emanuelle Bercot, ha il merito di incastrare alla perfezione episodi relativi alla sfera privata dei protagonisti con scene di vita professionale, con l'intento di far comprendere quanto il loro lavoro, appassionante ma sfibrante, possa condizionare i rapporti con familiari e amici.
Senza mai scadere nel meccanismo della lacrima facile, Polisse, premio della giuria a Cannes 2011, è un film lucido e toccante, che dimostra ancora una volta quanto il cinema francese goda di ottima salute, assestandosi su livelli difficilmente raggiungibili dalle produzioni di casa nostra. 

Serena Casagrande

In onda su La7, giovedì 7 ore 22.30

Sezione di riferimento: Film in Tv


Scheda tecnica

Titolo originale: Poliss
Anno: 2011
Regia: Maïwenn Le Besco
Sceneggiatura:  Maïwenn le Besco, Emmanuelle Bercot.
Fotografia: Pierre Aïm
Durata: 134'
Interpreti principali: Karin Viard, Joey Starr, Marina Foïs, Nicolas Duvauchelle, Maïwenn Le Besco.

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TOMBOY - L'estate di Mickäel

25/6/2014

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Durante le vacanze estive Laure (Zoé Héran), una ragazzina di dieci anni, si trasferisce con i genitori e la sorella in un nuovo quartiere nella periferia di Parigi. Il padre (Mathieu Demy) è spesso assente a causa di impegni lavorativi mentre la madre (Sophie Cattani), in attesa del terzo figlio, è distratta dall'imminente gravidanza. Laure si sente sola, non conosce gli altri bambini del vicinato e la sua unica compagna di giochi è la sorellina Jeanne (Malonn Lévana). Per farsi dei nuovi amici finge di essere un ragazzo: si fa chiamare Mickäel, si veste esclusivamente con abiti maschili, porta i capelli corti e partecipa alle partitelle di calcio. L'estate scorre piacevolmente anche per merito della presenza di Lisa (Jeanne Disson), una coetanea, per la quale prova fin da subito una profonda simpatia. Un sentimento reciproco che sfocerà in una tenera infatuazione, suggellata da un timido bacio.
Lo stratagemma funziona, complici il silenzio della piccola Jeanne e la poca presenza della famiglia, ma la verità è destinata inevitabilmente a venire a galla. Un giorno Laure, per difendere la sorella, picchia un bambino, e quando la madre di quest'ultimo si reca in casa di Mickäel per un chiarimento, la ragazzina viene smascherata. Per punizione, Laure è obbligata a presentarsi dal compagno di giochi per porgergli delle scuse indossando un vestitino azzurro. L'umiliazione più cocente però è il faccia a faccia con Lise, che dichiara di fronte al gruppo di amici di provare ribrezzo per aver baciato una donna.
Tomboy, accolto favorevolmente al Festival di Berlino del 2011 e vincitore del GLBT Festival di Torino, è il secondo lungometraggio della regista francese Céline Sciamma, già promettente autrice di Naissance des Pieuvres (2007). Se il suo primo film analizzava le inquietudini affettive e sessuali tipiche della fase adolescenziale, in Tomboy la protagonista appartiene a una fascia d'età inferiore. Laure è infatti una bambina di dieci anni che sta affrontando la delicatissima fase della preadolescenza. I meravigliosi primi piani rivelano la sua innocenza, ma anche i primi turbamenti, la necessità di “esplorare” e la voglia trasgredire.
Con un tocco lieve, poetico e una notevole sensibilità, la Sciamma si addentra in un terreno troppo spesso ignorato dagli adulti, che non vedono (o non vogliono vedere) i cambiamenti in atto nei loro figli. La regista tratta con leggerezza la tematica della formazione dell'orientamento sessuale, provando a immedesimarsi in Laure/Mickäel, verso la quale dimostra tenerezza, ma anche un sincero rispetto. Il lieto fine, con Lise che si riavvicina all'amica, spazza via ogni forma di pregiudizio, a dimostrazione del fatto che i ragazzi, anche se educati all'intolleranza, possono facilmente liberarsene. La bella fotografia di Crystel Fournier immortala spaccati di una dolce estate, ricordo indelebile che, forse, segnerà per sempre l’esistenza di Laure. O di Mickäel.
Un film necessario, da riscoprire, nell’attesa di poter vedere nelle sale italiane Bande de Filles, il nuovo film della Sciamma presentato all'ultimo Festival di Cannes nel corso della Quinzaine des Réalisateurs.

In onda su Laeffe, sabato 28 giugno ore 22.10.

Serena Casagrande

Sezione di riferimento: Film in Tv


Scheda tecnica

Titolo originale: Tomboy
Anno: Francia 2011
Regia: Céline Sciamma
Sceneggiatura: Céline Sciamma
Fotografia: Crystel Fournier
Durata: 82'
Interpreti principali: Zoé Héran, Malonn Lévana, Jeanne Disson, Sophie Cattani, Mathieu Demy.

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IL RAGAZZO CON LA BICICLETTA - Rancore e riscatto

2/6/2014

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Il dodicenne Cyril (Thomas Doret) vive in un istituto d'accoglienza per l'infanzia, “temporaneamente” abbandonato dal padre (Jérémie Renier), che si è rifatto una vita dove non c'è posto per un bambino. Il genitore non solo non va mai a far visita al figlio, ma si è addirittura dileguato, cambiando casa senza comunicargli il nuovo indirizzo. Anche l'unico esile legame che li unisce (una bicicletta, dono del papà) si strappa quando quest'ultimo la vende per guadagnare qualche soldo.
Cyril presenta i classici sintomi di un minore che ha sperimentato in prima persona la sofferenza dell'abbandono. Rabbia e rancore gli impediscono di avvicinarsi al prossimo se non attraverso una comunicazione violenta. Tradito e ormai dimenticato, non può più permettersi di affidarsi incondizionatamente a un adulto.
La parrucchiera Samantha (Cécile De France, reduce da Hereafter di Clint Eastwood) lo conosce per caso e da subito comprende il dolore con il quale egli convive. Si offre dunque di ospitarlo in casa durante i weekend e di aiutarlo nella ricerca del genitore. Inizialmente Cyril fatica ad affezionarsi alla donna, ma Samantha saprà conquistarsi rispetto e fiducia riacquistando la bicicletta venduta dal padre.

Jean-Pierre e Luc Dardenne affrontano nuovamente il tema dell'infanzia lasciata a se stessa e indifesa, incapace di trasmettere i propri disagi e spesso costretta a rapportarsi con adulti impreparati ad accogliere le esigenze di un minore. Il ragazzo con la bicicletta (premiato con il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes nel 2011, ex aequo con C'era una volta in Anatolia di Nuri Bilge Ceylan) consente ai due registi di ribadire il loro punto di vista sul disfacimento della famiglia modello, ovvia conseguenza della più ampia degenerazione del tessuto sociale attuale. Pur non rappresentando la miglior produzione dei fratelli belgi, rigore e coerenza stilistici sono evidenti anche in quest'opera, che per loro stessa ammissione si è rivelata al momento la più ottimista tra quelle girate. 
Alcune differenze sostanziali caratterizzano le riprese de Il ragazzo con la bicicletta rispetto ai lavori precedenti: l'utilizzo di un tema musicale, l'assegnazione di un ruolo primario a un'attrice già nota, e la scelta di ambientare la vicenda d'estate. Una novità, quest'ultima, che ha conferito più luce e colore alle immagini. Inoltre i toni sono stati smorzati, e nel corso della narrazione si respira un'aria fiabesca, peculiarità che fa sperare il pubblico in un lieto fine.
Ciò nonostante, la strada che condurrà Cyril verso un'esistenza più serena è lastricata da momenti di intensa drammaticità. Il ruolo della bicicletta è di fondamentale importanza poiché simboleggia sia il viaggio intrapreso dal ragazzo in compagnia di Samantha, che il cordone ombelicale che lo tiene legato ad un passato costruito sull'insicurezza e sulla paura. Egli procede dunque per tentativi, perché incapace di riconoscere l'amore che la donna gli vuole donare. “Diseducato” all'affettività, brancola nel buio e commette errori madornali prima di apprendere, passo dopo passo, un registro comunicativo che gli è totalmente sconosciuto.
Il riscatto finale arriva nel momento in cui Cyril viene inseguito da un altro adolescente e picchiato per vendicare una rapina da lui commessa. Per la prima volta non reagisce: subisce in silenzio, poi raccoglie la sua bicicletta e torna verso la casa di Samantha, la sua casa.

In onda su Rai 3, giovedì 5 giugno, ore 22.35.

Serena Casagrande

Sezione di riferimento: Film in Tv


Scheda tecnica

Titolo originale: Le gamin au vélo
Anno: 2011
Regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne.
Sceneggiatura: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne.
Fotografia: Alain Marcoen
Durata: 87’
Attori principali: Jérémie Renier, Cécile De France, Olivier Gourmet, Thomas Doret, Fabrizio Rongione. 

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FILM IN TV - Suggestioni natalizie

23/12/2013

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Puntuali come ogni anno, al sopraggiungere delle festività invernali, le nostre emittenti Tv rovistano nel loro archivio per presentare un palinsesto carico di film natalizi, classici senza tempo, cartoni animati e cinema d’autore. Il piccolo schermo una volta tanto lo è un po’ meno, sostituendosi al grande come una sorta di rifugio per schiere di cinefili in fuga dalle sale affollate dalle solite commedie italiane. 

Proviamo dunque a districarci nella miriade di proposte filmiche che i nostri canali hanno in serbo in questi giorni di festa, scegliendo alcuni tra i titoli più interessanti. La sera della Vigilia di Natale Italia 1 propone come da tradizione Una poltrona per due (21.10), commedia di culto di John Landis interpretata dagli scatenati Eddie Murphy e Dan Aykroyd. Su Italia 2 alla stessa ora è di scena Coraline e la porta magica, ispirato film d'animazione in stop-motion realizzato da Henry Selick, già autore insieme a Tim Burton dell’inarrivabile Nightmare Before Christmas. Sempre in prima serata La7 propone Angeli con la pistola, l’ultimo film diretto dal grande Frank Capra, qui alle prese con il remake del suo Signora per un giorno girato quasi trent’anni prima, mentre alla stessa ora su Rai 5 va in onda Regalo di Natale di Pupi Avati. 
Segnalazione d’obbligo per la seconda serata di Rai 3 che alle 23.15 propone Fantastic Mr. Fox, un altro gioiello d’animazione in stop-motion realizzato da Wes Anderson, che nell’adattare un racconto di Roald Dahl non rinuncia affatto al suo inconfondibile e irresistibile marchio di fabbrica, riconoscibile a prima vista da ammiratori e detrattori.

Il giorno di Natale si apre con un classico dei classici natalizi tratto sempre dall’inesauribile fantasia di Roald Dahl, Willie Wonka e la fabbrica di cioccolato (Canale 5 ore 11.00). Ovviamente stiamo parlando del film diretto da Mel Stuart nel 1971 e magnificamente interpretato da Gene Wilder, poi rifatto qualche anno fa, in maniera non del tutto riuscita, da Tim Burton. La serata di Rai 2 si apre alle 21.00 con Paperman, meraviglioso e poetico cortometraggio muto in bianco e nero della Disney uscito al cinema appena un anno fa in abbinamento al film d’animazione Ralph Spaccatutto. A seguire - sempre sullo stesso canale - Cars 2 della Pixar, sequel assai meno riuscito rispetto al suo predecessore, che vede impegnati Saetta McQueen e Carl Attrezzi in una spy story in giro per il mondo. 
Da non perdere assolutamente la serata di Rai 3 che propone due film che negli ultimi anni hanno conquistato il pubblico internazionale con la loro accurata rivisitazione del cinema muto. Alle 21.10 è in programma The Artist, pellicola acchiappa Oscar diretta dal francese Michel Hazanavicius e interpretata da Jean Dujardin, impegnato qui in uno spudorato omaggio a Gene Kelly, e dalla splendida Bérénice Bejo. A seguire l’incantevole Blancanieves, uscito nei nostri cinema appena due mesi fa, del regista spagnolo Pablo Berger: una nuova, sorprendente rivisitazione in bianco e nero della favola di Biancaneve vincitrice di 10 premi Goya, e capace di coniugare le atmosfere fiabesche con l’omaggio al cinema muto, mantenendo un’originale e coraggiosa impronta autoctona. Se invece amate il cinema di Alfred Hitchcock potete sintonizzarvi su Top Crime, che a partire dalle 12.45 con Topaz dedica l’intera giornata ai grandi classici del maestro del brivido programmando titoli come Nodo alla gola (19.30), L'uomo che sapeva troppo (21.05) e Marnie (23.20). Pregevole infine la scelta di La7, che dedica la serata al cinema francese iniziando alle 21.10 con Le petit Nicholas di Laurent Tirard (con Kad Merad) per poi proseguire subito dopo con Monsieur Batignole. 

Il pomeriggio di Santo Stefano comincia nel migliore dei modi, con la prima tv in chiaro (su Rai 1 alle 14.10) del film L’ultimo pastore, esordio nel lungometraggio di Marco Bonfanti. Un’opera impossibile da etichettare o catalogare, una sorta di documentario dai toni fiabeschi e stralunati incentrato sulla figura di Renato Zucchelli, uno degli ultimi pastori italiani dediti all’antico mestiere della transumanza, un ritratto poetico dell’ultimo dei sognatori. Se siete refrattari al buonismo natalizio potete rifugiarvi su La7 che alle 21.10 propone Parenti serpenti, un feroce e divertito ritratto della famiglia italiana firmato dal grande Mario Monicelli. Alla stessa ora MTV propone invece La storia infinita, un fantasy di culto degli anni ’80, mentre su La Effe alle 21.30 è di scena American Life, una delle pellicole meno note di Sam Mendes. 
Spazio al cinema d’autore su Rai 3 che alle 23.05 propone la prima tv in chiaro dell’ultimo film del maestro Ermanno Olmi, Il villaggio di cartone. A tarda notte su Rai Movie (0.50) va in onda La conversazione, uno dei capolavori di Francis Ford Coppola, impreziosito dalla gigantesca interpretazione di Gene Hackman. Un film enorme, premiato nel 1974 a Cannes con la Palma d'Oro, che ancora oggi riesce a farci sentire quel senso di paranoia che serpeggia al suo interno e tutta la malinconia e il disincanto tipici della New Hollywood dei bei tempi che furono. 

Ancora grandi classici Disney nella serata di venerdì 27 con Rai 1 che alle 21.10 manda in onda Lilli e il vagabondo, evergreen destinato ad ammaliare numerose generazioni di bambini. Alla stessa ora su Rai Movie è di scena Sir Alfred Hitchcock con Caccia al ladro mentre su La Effe è possibile ammirare per l’ennesima volta Jules e Jim, film epocale del grandissimo François Truffaut. Sempre sullo stesso canale alle 0.50 trova ancora spazio il grande cinema francese con il meraviglioso Amanti Perduti di Marcel Carné.

La giornata di sabato 28 si apre alle 13.00 su Rai Movie con il leggendario western Pat Garrett e Billy the Kid dell’indomabile Sam Peckinpah e prosegue in prima serata sullo stesso canale con il bellico The Hurt Locker di Kathryn Bigelow, trionfatore alla notte degli Oscar del 2010 con ben sei statuette. La notte di Fuori Orario è dedicata al cineasta cileno Raoul Ruiz con la versione cinematografica del suo I misteri di Lisbona, trasmesso in chiaro per la prima volta dopo la messa in onda della versione tv in sei puntate.

Boris Schumacher

Sezione di riferimento: Film in Tv

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