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IL VIAGGIO DI JEANNE - Un sorriso verso la vita

8/4/2013

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Talvolta qualcuno chiede al sottoscritto il motivo di questo suo amore sfrenato nei confronti del cinema francese. Alla domanda si può tranquillamente rispondere evitando qualsiasi argomentazione linguistica e culturale, limitandosi ad affermare come il segreto stia tutto nelle immagini, nelle storie, nella quotidianità.
In fondo è sufficiente visionare alcuni lavori francesi usciti negli ultimi anni per comprendere la profondità emotiva e strutturale del cinema transalpino. La tourneuse de pages (La voltapagine) di Denis Dercourt, Stella di Sylvie Verheyde, Le premier jour du reste de ta vie di Rémi Bezançon, Les Neiges du Kilimandjaro di Robert Guédiguian, Un poison violent di Katell Quillévéré, Les petits mouchoirs di Guillaume Canet, Les grandes personnes di Anna Novion, La loi du marché e Quelques heures de printemps di Stephane Brizé, Respire di Mélanie Laurent, Fatima di Philippe Faucon: sono solo alcuni esempi, tasselli di quella straordinaria “medietà” compositiva con la quale i francesi, con clamorosa continuità, sono in grado di comporre piccoli sonetti, romanzi di formazione, racconti di vita, imbevuti di una tale grazia, semplicità, purezza, da renderli ogni volta gioielli d'inarrivabile fascino. In questi lavori, più ancora che nelle produzioni maggiori, dimora la bellezza unica del cinema d'Oltralpe. 
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Uno dei titoli sopra citati, Il viaggio di Jeanne, in originale Les grandes personnes, è l'esordio nel lungometraggio di Anna Novion, regista francese di madre svedese. Il film è stato realizzato nel 2008 e ha avuto una fugace apparizione nei cinema italiani l'anno successivo. 
Al centro della storia il bibliotecario Albert e la figlia adolescente Jeanne. Come ogni anno, nel periodo estivo, i due organizzano un viaggio alla scoperta di luoghi mitici situati in giro per l'Europa. Questa volta è il turno di Orust, isola della Svezia dove la leggenda narra sia nascosto il tesoro di un guerriero vichingo. Giunti a destinazione, si trovano loro malgrado a dover dividere un appartamento con altre due donne, con cui peraltro Jeanne sviluppa una solida amicizia. Separato dalla moglie e iper-protettivo nei confronti della figlia, Albert cerca di coinvolgerla nelle sue bizzarre ricerche, mentre la giovane pare più interessata alla vita sociale, ai ragazzi del posto, ad acciuffare un processo di crescita utile per intraprendere il percorso verso l'età adulta. L'idiosincrasia tra i due conduce verso l'inevitabile esplosione di conflitti da tempo latenti, ma la vacanza svedese, tra avventure e delusioni, sarà comunque utile affinché entrambi possano prendere coscienza di ciò che realmente vogliono estrarre dal succo della vita.
Candore, pienezza d'intenti, eliminazione di qualsiasi sovrastruttura aleatoria: Il viaggio di Jeanne sfrutta la fascinazione scenografica del luogo di riferimento e indaga nei volti e nell'anima dei due personaggi principali, seguendone con timidezza azioni e reazioni. Una classicheggiante storia di solitudine, abbandono, incertezza, rinascita, dipinta con la consueta, brillantissima “medietà” sopra espressa.
Un film lieve e ammaliante, così come il volto della protagonista, Anais Demoustier, folgorazione di questi ultimi anni: un'attrice limpida, naturale, pulita, seducente, coraggiosa e versatile, sia nei primi ruoli da ragazzina che nelle successive interpretazioni da donna ormai adulta (Une nouvelle amie di Ozon). Accanto a lei una garanzia, Jean-Pierre Darroussin, splendida faccia da cane bastonato, come sempre inappuntabile nella sua recitazione dimessa e sconfitta.
Il film della Novion è abile a inserire un paio di non-invadenti citazioni bergmaniane, e in qualche punto naviga non lontano dall'ottimo My Summer of Love di Pawlikowski. Ci mostra gli imbarazzi dell'adolescenza e le incomprensioni degli adulti, il desiderio di comprensione e i sogni forse non del tutto svaniti. Si muove compatto, rasenta la perfezione nella prima parte, cala lievemente d'intensità nella seconda e torna a salire nel finale; una conclusione dolce e amara, ben esemplificata dall'ultima inquadratura, in cui la macchina da presa si sofferma sui piedi di Jeanne, la quale, dopo aver portato per tutto il film anonime scarpe da ginnastica, indossa ora un paio di ciabattine infradito: un segno di freschezza, liberazione, crescita, emancipazione e speranza. Con un sorriso rivolto al cielo. Verso il futuro. Verso la vita.

Alessio Gradogna

Sezione di riferimento: La vie en rose


Scheda tecnica

Titolo originale: Les grandes personnes
Anno: 2008
Regia: Anna Novion
Sceneggiatura: Béatrice Colombier, Anna Novion, Mathieu Robin
Fotografia: Pierre Novion
Musiche: Pascal Bideau
Durata: 84'
Uscita in Italia: 20-11-2009
Interpreti principali: Jean-Pierre Darroussin, Anais Demoustier, Judith Henry, Lia Boysen

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