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NEW ROSE HOTEL - La crisi del racconto

12/6/2013

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«E la cosa buffa, Sandii, è che qualche volta non mi sembri neppure vera. Fox una volta ha detto che tu sei un ectoplasma, un fantasma richiamato dalle forze dell’economia. Fantasma del nuovo secolo, coagulato su mille letti […]». (New Rose Hotel, La notte che bruciammo Chrome, Mondadori 1993).

Rimosso, trascurato, a volte odiato, New Rose Hotel di Abel Ferrara è un'opera filmica di quelle che non possono lasciare indifferenti. Tratto dall’omonimo racconto breve di William Gibson, apparso nella splendida raccolta La notte che bruciammo Chrome, questo adattamento del 1998 aspira solo lontanamente a mettere in scena il mondo cyberpunk di uno degli scrittori più importanti e dotati degli anni Ottanta. Anzi, evita accuratamente di farlo. Ferrara infatti non intende innervare il suo film con tutte le visioni appartenenti al genio di Gibson, ma lo usa come pretesto – e pre-testo – per un adattamento cinematografico teso alla problematizzazione del racconto, e del raccontare, tramite il linguaggio filmico.
Fox (Christopher Walken) e X (Willem Dafoe), rapitori professionisti, novelli cacciatori di taglie dei sobborghi metropolitani, prelevano gli scienziati dalle loro vite professionali per metterli al servizio di altre compagnie. Fox è profondamente ossessionato da un uomo di nome Hiroshi, un vero e proprio genio. I due professionisti sono ingaggiati dalla potente Hosaka per sottrarre il brillante scienziato alla concorrente Maas; per fare questo si avvalgono della prostituta di origine italiana Sandii (Asia Argento), di cui, però, si innamora anche X. Una volta eseguito il rapimento e il trasferimento un’epidemia uccide Hiroshi e tutti gli scienziati dell’Hosaka. Gradualmente si scopre che era stata la Maas a sacrificare il proprio genio per poter eliminare in un sol colpo tutti i propri avversari. Tutto ciò con l’aiuto della suadente Sandii.
Il racconto breve di Gibson, che può contare circa dieci pagine, viene messo in scena da Ferrara per poco più di un tempo (la prima ora circa); la restante mezz’ora appartiene interamente alla soggettività di X che, rinchiuso nel New Rose Hotel, riflette sui fatti degli ultimi giorni cercando di ricordare e di ricostruire gli eventi che hanno portato alla sua rovina e al suicidio di Fox. Questa ricostruzione, supportata da una lunga serie di flashback, appare però sfocata e incerta; da possibilità chiarificatrice del racconto – tipica del cinema classico – questa analessi, ripresa di frammenti del passato, va a complicare e inficiare irrimediabilmente la comprensione da parte di X.

«Sette notti a pagamento in questa bara, Sandii. New Rose Hotel. […] Rivivo tutto adagio, dolcemente e crudelmente. Riesco quasi a sentirlo. […] Fox è morto Sandii. Fox mi aveva detto di dimenticarti».

Abel Ferrara decide quindi di investire la figura retorica del flashback con tutte quelle problematiche moderne e postmoderne che ne minano la portata e la forza chiarificatrice. Come in maniera semplice ed efficace Gianni Canova mostra nel suo L’alieno e il pipistrello (Bompiani 2000), questa figura retorica narrativa, da semplice risorsa tecnica, diventa «cornice strutturante e figura-chiave della significazione nella fase a cavallo tra il cinema classico e il cinema moderno». Nel cinema contemporaneo, invece, la crisi del flashback si compie nel momento in cui esso – e in questo splendido New Rose Hotel si avverte in maniera lancinante nel dramma di X – perde ogni connotato narrativo che possa aiutare lo spettatore a ricostruire un passato diegetico intelligibile, in cui il rimosso possa tornare con forza come personaggio, informazione o evento.
New Rose Hotel è questo e molto altro. La modernità di quest'opera sta nel suo lavoro sul testo che, come si è già accennato, viene usato come pre-testo esaltando la peculiarità riproduttiva dell’apparato cinematografico, mettendo in evidenza tutti quei rapporti tra film e materiali a esso connessi; in questo caso specifico il racconto di William Gibson. Una vera e propria azione congiunta tra prassi realizzativa e prassi teorica. In questo Ferrara dà il meglio, affrancandosi dall’obbligo morale di illustrare il testo originario in favore di una messa in scena problematica e schizofrenica.
Capolavoro o no, New Rose Hotel è un lavoro di grande potenza, che non evoca eroi e miti del fenomeno cyberpunk, bensì echi e spettri del cinema di oggi.

«Va tutto bene bambina. Ma torna, ti prego. Prendimi la mano».

Emanuel Carlo Micali

Sezione di riferimento: America Oggi


Scheda tecnica

Titolo originale: New Rose Hotel
Anno: 1998
Regia: Abel Ferrara
Sceneggiatura: Abel Ferrara, Christ Zois
Fotografia: Ken Kelsch
Musiche: Schoolly D
Durata: 93’
Uscita in Italia: 05/09/1998
Attori principali: Christopher Walken, Willem Dafoe, Asia Argento

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