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MUD - Il volto classico di Nichols

14/10/2013

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Due ragazzini, un vagabondo e una barca che, in equilibrio perfetto, si incastra tra i rami di un albero. Tre elementi che riconducono a quei meravigliosi universi appartenenti alla narrativa e al romanzo di formazione. Mud, terzo lungometraggio del sorprendente Jeff Nichols, regista dell’acclamato Take Shelter, racconta l’avventura di Ellis e Neckbone, due amici per la pelle, che in una delle loro escursioni incontrano un uomo nascosto su una delle piccole isolette del grande fiume Mississippi. 
Mud (Matthew McConaughey), questo il suo nome, personaggio enigmatico ma affascinante, inizia a raccontare la sua storia: ha ucciso un uomo in Texas e adesso è inseguito da un gruppo di cacciatori di taglie che lo vogliono morto. Ellis e Neckbone decidono di correre in suo aiuto, favorendo i suoi piani di fuga e di ricongiungimento con l’amore della sua vita.
Dopo l’ottimo debutto avvenuto con Shotgun Stories e l’affermazione autoriale di Take Shelter, vincitore del Gran Premio nella Settimana Internazionale della Critica alla 64ª edizione del Festival di Cannes, Jeff Nichols realizza nel 2012 il suo film più ambizioso, potendo contare su un ampio budget. La scelta di situare l’universo diegetico di Mud in Arkansas, luogo di nascita del regista, permette di affrontare quella realtà polverosa e malinconica tipica degli Stati Uniti del sud, in cui i personaggi vestono una durezza profonda che va al di là della semplice posa. Essi rappresentano dei valori immutabili che la modernità può difficilmente manipolare.
Nichols mostra in questo, bellissimo, ultimo lavoro tutta la sua capacità di raccontare storie e, per farlo, ricorre ad un patrimonio di immagini vastissimo, un’iconografia che da sola pone lo spettatore al centro di un universo. Il fiume Mississippi, le piccole abitazioni galleggianti, ragazzini che cercano impazientemente di farsi accettare dal mondo adulto e cacciatori di taglie con le loro pistole sono il lessico con cui creare un film che appartiene alla Hollywood più classica.
Questa qualità di Mud, questa sua essenza classica, si staglia in maniera perfettamente equilibrata tra narrazione e messa in scena: se la prima pone lo spettatore al centro del racconto evitando qualsiasi artificio tecnico e stilistico, la seconda è lo strumento che il regista statunitense adopera – alla pari dei grandi cineasti hollywoodiani del passato – per comunicare tutto il suo amore per le grandi storie e la sua terra (o, ad un livello più patriotico, la grande storia del suo Paese). Nichols realizza così un lavoro in cui lo Stato dell’Arkansas è luogo reale e immaginario al tempo stesso, un sistema segnico che si fa luogo ideale per affrontare temi universali quali avventura, vendetta e sentimenti umani.
L’opera di questo notevole regista – nel quale non ci si può esimere dal riporre più di una speranza – è, come egli stesso ammette, «un film in cui Ellis e Neckbone cercano disperatamente un esempio d’amore che sia puro»; difatti, entrambi sono testimoni di esperienze sentimentali fallimentari, e vedono in Mud l’unica incontrastata possibilità di conoscere un «esempio d’amore che non sia corrotto». Ma quest’ultimo, per ammissione di colui che l’ha cresciuto come un padre, è anche un bugiardo nato, una di quelle persone che tendono a colmare il vuoto della vita con elementi fittizi. Proprio queste creazioni mendaci rendono l’universo di Mud così affascinante agli occhi dei due ragazzini e, con loro, a quelli dello spettatore.
Jeff Nichols ci offre, in conclusione, un film in grado di riflettere sul racconto e sulla possibilità di narrare, sull’amore e sul desiderio d’amare. Da questi atti, da queste relazioni inestinguibili, Mud trae quindi tutta la sua energia evocativa.

Emanuel Carlo Micali

Sezione di riferimento: America Oggi, Film al cinema


Scheda tecnica

Titolo originale: Mud
Anno: 2012
Regia: Jeff Nichols
Sceneggiatura: Jeff Nichols
Fotografia: Adam Stone
Musiche: David Wingo
Durata: 130’
Uscita italiana: 28 agosto 2014
Attori principali: Matthew McConaughey, Reese Witherspoon, Michael Shannon

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TAKE SHELTER - L'Apocalisse dell'innocenza

8/4/2013

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Uscito nelle nostre sale a giugno 2012, con svariati mesi di ritardo rispetto alla distribuzione americana, Take Shelter è uno di quei film che conferma come il cinema d'oltreoceano potrebbe porsi a un livello superiore rispetto alla precarietà attuale, se solo trovasse più spesso il coraggio di staccarsi dalla mera logica blockbusteriana. Negli ultimi anni, con rare eccezioni, è soprattutto nel circuito indipendente che il panorama statunitense ha offerto prove maiuscole (Winter's Bone, ad esempio), ed è proprio con questa tipologia di riferimento, distaccata dai gusti insapore dei prodotti preconfezionati al solo scopo di ottenere incassi facili, che il giovane Jeff Nichols, classe 1978, ha potuto avere carta bianca per scrivere e dirigere un film ipnotico, emozionante e solidissimo.
Nel dipingere la storia di Curtis LaForche, operaio all'improvviso ossessionato da incubi spaventosi nei quali immagina l'avvento di un'esiziale tempesta in grado di far impazzire chi gli sta accanto, Nichols lavora per metafore e simbolismi, tracciando con piena coscienza il dramma individuale di un uomo alle prese con il graduale disfacimento di ogni certezza e valore. Nel terrore atavico che Curtis esprime nei confronti dell'imminente e immaginaria bufera, si esprime l'evolvere di preoccupazioni per troppo tempo tenute ai margini della mente, e ora finalmente libere di scatenarsi: la crisi economica, la precarietà lavorativa, il dramma causato dalla sordità della figlia, i poco fortunati tentativi dell'amata moglie per rimpinguare le finanze familiari, il ricordo mai sopito di una madre caduta tanti anni prima nel buio della schizofrenia. 
Il cielo nero sopra la testa di Curtis oscilla in una gelida danza di morte, nella quale volteggiano fantasmi scesi sotto le soglie del raziocinio per condurlo oltre i margini della follia. Soltanto l'amore lo potrà forse salvare, ma la guerra Curtis la dovrà vincere da solo, sfidando il soffio strisciante della paura, i tuoni del dolore e i fulmini delle infrante speranze. 
Take Shelter non è un horror in senso stretto. Non è nemmeno un thriller apocalittico. E' entrambe le cose, e anche di più. Nichols naviga lontanissimo dalle afflizioni pseudo ecologiste di Shyamalan; si muove invece, con intelligenza, in bilico tra realtà e fantasia, concretezza e astrattismi, sensazioni intimiste e derive enigmatiche. Ne trae così un lavoro profetico, universale, in qualche modo anche commovente, prendendosi il tempo che serve, senza forzare sul ritmo e senza mai perdere la strada. Lo aiuta, in modo poderoso, il suo protagonista: dopo le efficaci prove in Revolutionary Road, Boardwalk Empire e nell'herzoghiano My Son My Son What Have Ye Done, Michael Shannon si conferma attore di assoluto spessore e confeziona un'interpretazione sofferta, tagliente e toccante (da godersi, se possibile, in lingua originale). Lo accompagna un'affascinante e impeccabile Jessica Chastain.
Presentato al Sundance, premiato a Cannes e ovviamente ignorato dall'Academy, Take Shelter è senza dubbio uno dei migliori film della scorsa stagione: un duro viaggio nella paranoia e nell'ossessione, la cui meta corre fino al cuore dell'umanità.

Alessio Gradogna

Sezione di riferimento: America Oggi


Scheda tecnica

Titolo originale: Take Shelter
Anno: 2011
Regia: Jeff Nichols
Sceneggiatura: Jeff Nichols
Fotografia: Adam Stone
Musiche: David Wingo
Durata: 121'
Uscita in Italia: 29-06-2012
Interpreti principali: Michael Shannon, Jessica Chastain, Tova Stewart, Shea Whigham

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