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NAUSICAÄ DELLA VALLE DEL VENTO - Il veleno della guerra

5/10/2015

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Verrebbe da dire meglio tardi che mai. Del resto negli ultimi anni ci siamo ormai abituati ai recuperi tardivi delle opere di Hayao Miyazaki. In tal senso Nausicaä della Valle del vento batte ogni record, arrivando nei nostri cinema – con la consueta formula dell’evento speciale destinato a rimanere in programmazione per appena tre giorni - con ben trentun anni di ritardo rispetto alla sua realizzazione.
​Secondo lungometraggio del maestro giapponese, firmato qualche anno prima della nascita dello Studio Ghibli, Nausicaä è il primo progetto personale di Miyazaki, che aveva esordito sul grande schermo nel 1979 con Lupin III - Il castello di Cagliostro dopo aver realizzato per la tv nipponica il seminale Conan ragazzo del futuro. 
​
Sono ormai trascorsi mille anni dai “sette giorni di fuoco” in cui i paesi più potenti al mondo si erano annientati l’un l’altro, ponendo fine alla civiltà umana e devastando il nostro ecosistema. Gran parte del pianeta è adesso ricoperto da una foresta velenosa causata dal terribile conflitto termonucleare, meglio conosciuta come la giungla tossica, popolata da mostruosi insetti giganti e spore letali. Nausicaä, giovane e volitiva principessa della Valle del vento – uno dei pochi luoghi ancora abitabili popolato da gente pacifica – si ritrova a dover fronteggiare l’invasione delle navi volanti di Tolmechia, un regno deciso a riportare in funzione un guerriero enorme e invincibile, una delle temibili macchine concepite dall’uomo che avevano contribuito a devastare il nostro pianeta. Nausicaä, dotata di un raro potere che le consente di comunicare con gli animali e anche con le temibili creature della giungla tossica, cerca in tutti i modi di scongiurare l’attacco dei guerrieri di Tolmechia, decisi a servirsi del soldato invincibile per distruggere la foresta velenosa. La ragazza, rispettosa del mondo che la circonda, è convinta che la soluzione non risieda certo nel ricorrere nuovamente alle armi, causa e fonte di ogni male, ma nel comprendere e cercare di vivere in armonia con le creature della giungla tossica. 
​
Tratto dall’omonimo manga firmato dallo stesso Miyazaki, o meglio a esso ispirato visto che nel 1984 ne erano stati pubblicati solo i primi capitoli, Nausicaä della Valle del vento contiene al suo interno i principali temi, ricorrenti nelle opere a venire, che caratterizzano la poetica del suo autore. La sconfinata passione per il volo (la protagonista si sposta sempre su un piccolo e agile velivolo), l’amore e il rispetto nei confronti della natura, il rifiuto secco e perentorio di ogni guerra. A tutto ciò si aggiunga che Nausicaä è la prima di una lunga serie di eroine presenti nel cinema del maestro giapponese. 
Senza avere a disposizione un budget faraonico Miyazaki tratteggia un mondo post-apocalittico cupo e grigio inserito in un contesto medievaleggiante, condannando aspramente la stupidità, l’odio e la violenza insite nella natura umana. In un simile scenario diventa sempre più evidente, nel proseguo della storia, la natura messianica e salvifica della giovane protagonista, pronta a sacrificarsi per il bene della sua gente e capace di entrare in sintonia con ogni forma vivente, nel pieno e assoluto rispetto del mondo circostante. 
Il film, divenuto ormai da tempo un classico dell’animazione a ogni latitudine, segna anche la prima collaborazione di Miyazaki con Joe Hisaishi, artefice da qui in avanti di tutte le musiche dei suoi film, che per l’occasione compone un ipnotico tappeto sonoro elettronico di grande efficacia. Un’opera densa di rimandi e significati, fonte d’ispirazione non solo per i titoli successivi dell’autore giapponese ma anche per cineasti insospettabili come James Cameron, che per portare sullo schermo l’incredibile e sbalorditiva flora del pianeta Pandora sembra essersi ispirato non poco alla vegetazione della giungla tossica, mentre per ricreare le montagne fluttuanti ha omaggiato un altro capolavoro di Miyazaki, ovvero Laputa – Il castello nel cielo. 

Boris Schumacher

Sezione di riferimento: Animazione, Film al cinema


Scheda tecnica

Titolo originale: Kaze no tani no Naushika
Anno: 1984
Regia: Hayao Miyazaki
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki             
Musiche: Joe Hisaishi          
Durata: 116’
​Uscita al cinema: 5-6-7 ottobre 2015

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PRINCIPESSA MONONOKE - Il mondo sanguina

9/5/2014

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A diciassette anni di distanza dal clamoroso successo in patria (il maggior incasso di tutti i tempi, superato soltanto da Titanic pochi mesi più tardi), Lucky Red porta in Italia uno dei capolavori indiscussi di Hayao Miyazaki, con un nuovo doppiaggio e un adattamento dei dialoghi più fedele rispetto alla versione attualmente in circolazione, quella distribuita in home video solamente nel 2002. Ed è nuovamente magia: anche a costo di ripeterci, perché ogni qual volta ci si ritrova al cospetto di un film del grande regista giapponese l’oggettività e il raziocinio vengono inevitabilmente meno.
Ma a nessuno verrà mai in mente di accusarci di essere eccessivamente di parte, non se parliamo di Miyazaki, almeno; e Principessa Mononoke non fa eccezione, risultando ancora oggi tra i massimi risultati raggiunti dal suo autore, ma anche un film sotto alcuni aspetti anomalo, e persino spiazzante: perché mai fino a quel momento il sangue e la violenza erano stati messi in scena in maniera così esplicita, al punto che in alcune sequenze sembra quasi di trovarsi davanti a qualcosa di inadatto per un pubblico infantile, certamente meno avvezzo alla visione di arti mozzati e teste decapitate, neanche fossimo in un film horror. O di guerra.
La guerra, appunto: tema centrale dell’opera, seppure filtrata attraverso una sensibilità del tutto particolare. Principessa Mononoke è innanzitutto la storia del conflitto, eterno, tra l’uomo e la natura, tra il giusto e lo sbagliato, tra il Bene e il Male. Fin qui, tutto semplice. Oppure no? Miyazaki è Uomo e Artista dalla visione cristallina e purissima, da sempre in grado di esprimere una sua personalissima idea del mondo tramite una poetica bellissima e immediatamente riconoscibile, semplice eppure mai banale. E con questo film sembra aver elevato il livello del proprio discorso fino a un punto di non ritorno, sfocando la distanza tra gli opposti e lavorando sulle contraddizioni.
Opera magniloquente e straordinariamente evocativa, Principessa Mononoke mette in scena un universo nel quale ogni suo singolo elemento è in guerra: l’uomo è in guerra contro la natura, deturpandola e piegandola alle proprie esigenze; ma anche le vittime della sua mano, gli animali, sono in perenne conflitto tra di loro, andando a delineare i contorni di un disastro dal quale nessuno rischia di uscirne vincitore. Perché la guerra è per gli stupidi, come sottolinea giustamente l’ultima frase del film, e la Storia è qui a testimoniarlo.
Anche se il contesto è quello di un fantasy, con gli animali che parlano e le creature magiche della foresta, non per questo la potenza evocativa rischia di risentirne. Profondamente shintoista nello spirito, e quindi ricco di richiami a volte incomprensibili per lo spettatore occidentale, ma anche così colmo di magia e poesia da abbagliare gli occhi e il cuore, Principessa Mononoke è un film dolente e disperato, più che consapevole di cosa sia l’Orrore ma non per questo pessimista o disfattista; senza mai dare risposte facili e senza scadere nel manicheismo più scontato, al punto che, aspetto non secondario, nel film viene a mancare quasi completamente la figura del cattivo classico, dal momento che le psicologie di tutti i personaggi sono cangianti e sfaccettate, perché anche la realtà delle cose lo è.
Non è un caso, forse, che venga quasi spontaneo effettuare un parallelismo a posteriori tra questo e l’ultimo, magnifico Si alza il vento: ovvero tra il film più arrabbiato di Miyazaki e il suo commiato al cinema, che è anche il suo capolavoro. Due opere apparentemente agli opposti, dal momento che il secondo è privo di qualsiasi connotazione fantastica, eppure legate tra loro dal rifiuto totale e senza compromessi nei riguardi della guerra.
Il Miyazaki di Principessa Mononoke è un Uomo che sente ancora di dover dire la propria, mostrando la brutalità per quella che è senza per questo rinunciare alla poesia; quello di Si alza il vento, invece, lascia il testimone alle nuove generazioni e non permette alla rabbia di fare capolino, perché è tempo di vivere, innanzitutto e sopra ogni cosa.

Giacomo Calzoni

Sezione di riferimento: Animazione / Film al cinema


Scheda tecnica

Regia: Hayao Miyazaki
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Montaggio: Takeshi Seyama
Musiche: Joe Hisaishi
Fotografia: Atsushi Okui
Anno: 1997
Durata: 128’
Uscita Italiana: 08/05/2014

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UNA TOMBA PER LE LUCCIOLE - Contro la guerra

22/4/2013

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In Occidente esiste da sempre un pregiudizio molto forte nei confronti dell’animazione, un genere che spesso si è portati a ritenere, in modo affrettato e superficiale, come rivolto esclusivamente ai più piccoli. 
Chi è di quest’idea farebbe bene a recuperare al più presto Una tomba per le lucciole di Isao Takahata (cofondatore dello Studio Ghibli nel 1985 insieme ad Hayao Miyazaki), titolo distribuito direttamente in homevideo dalla Yamato e soltanto adesso, finalmente, approdato anche nelle nostre sale (con il titolo modificato in La tomba delle lucciole). Il regista del Sol Levante sceglie uno stile a tratti fortemente poetico ma al contempo saldamente ancorato alla realtà, per rappresentare tutto l’orrore della guerra in quello che è senz’altro il suo capolavoro, uscito nei cinema giapponesi nel lontano 1988 in contemporanea con Il mio vicino Totoro di Miyazaki.
Il film, tratto dall'omonimo romanzo semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka, è ambientato nella città di Kōbe agli sgoccioli della seconda guerra mondiale. Siamo nel giugno del 1945, con la popolazione giapponese sottoposta a continui ed estenuanti bombardamenti da parte dell’aviazione americana. Durante uno di questi la madre del giovane  Seita e della sua sorellina Setsuko  viene ferita mortalmente, mentre il loro padre si trova lontano, impegnato  come ufficiale nella Marina imperiale giapponese. I due giovanissimi protagonisti vengono così accolti in casa di alcuni parenti, ma ben presto devono imparare a cavarsela da soli, per cercare di sopravvivere in mezzo a mille difficoltà, alla cronica mancanza di cibo e ai bombardamenti che proseguono incessanti, incuranti delle vite umane spezzate. 
Non era certo un’impresa semplice rappresentare tutto l’orrore e la follia della guerra attraverso un lungometraggio animato. Per riuscirci Takahata ricorre a una precisa cifra stilistica che alterna un crudo realismo a momenti toccanti e poetici di grande intensità, come nella scena in cui Seita e Setsuko catturano alcune lucciole per illuminare l’antro della caverna in cui si sono rifugiati. Il regista dimostra tutta la sua maturità e maestria nel mantenersi il più possibile sobrio e asciutto nonostante il tema trattato, senza voler indurre a tutti i costi alla lacrima facile. 
In Una Tomba per le lucciole emerge la vera natura umana che in tempo di guerra viene spogliata da ipocrisie e falsità per mostrare il suo lato peggiore fatto di crudeltà, egoismo e indifferenza. Solo i bambini, anime pure e incontaminate, si salvano da questo scenario desolante, misero e meschino conservando, nonostante tutto, la loro voglia di vivere, ridere e giocare. Davvero ispirato e struggente il modo in cui Takahata porta sullo schermo il forte legame che unisce Setsuko e Seita, col primo che si dimostra fino alla fine un fratello maggiore dall’ammirevole e ostinato istinto protettivo nei confronti della sorellina. È un ragazzo costretto a crescere troppo in fretta, con una forte dignità messa a dura prova dal tragico scenario che lo circonda. 
Una Tomba per le lucciole è un film di rara bellezza, capace di sconvolgere totalmente le nostre coscienze e di ricordarci ancora una volta l’assurdità di ogni guerra e il pesante carico di morte e distruzione che si porta dietro. Un film d’animazione giustamente privo di un finale consolatorio, probabilmente non adatto ai più piccoli ma rivolto a un pubblico adulto e a ragazzi che possano comprendere il nobile messaggio contenuto in esso, per sensibilizzarli da subito alla condanna di tutte le guerre. Non è certo casuale in quest’ottica che i protagonisti della vicenda siano giovanissimi, come avviene nella stragrande maggioranza dei film prodotti in questi quasi trent’anni di attività dallo Studio Ghibli, rinomato, ammirato e stimato a livello internazionale. 
Resta dunque la soddisfazione per il fatto che finalmente il film di Takahata faccia capolino nelle nostre sale, così com’è avvenuto negli ultimi anni con diversi altri titoli targati Ghibli, ad esempio Porco Rosso, Il mio vicino Totoro, Il castello nel cielo e Kiki consegne a domicilio.

Boris Schumacher

Sezione di riferimento: Animazione


Scheda tecnica

Titolo originale: Hotaru no haka
Anno: 1988
Regia: Isao Takahata
Sceneggiatura: Isao Takahata
Fotografia: Nobuo Koyama
Musiche: Michio Mamiya
Durata: 89’
Uscita italiana: 10-11 novembre 2015

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